Corsi e ricorsi storici li chiamava Giambattista Vico, riferendosi a quegli eventi che compaiono ciclicamente nella Storia. È bastato dire che la Convention Democratica – che di fatto nominerà ufficialmente Kamala Harris come candidata alle presidenziali del 5 novembre prossimo – si svolgesse a Chicago, per far tornare alla memoria i fatti del 1968. Cosa successe, perché quei giorni sconvolsero l’America e perché c’è il timore che possano ripetersi ancora?
Nel 1968 gli USA erano una nazione in crisi. I Democratici erano in crisi. Come vi avevamo già raccontato qui, il presidente Lyndon Johnson, succeduto a Kennedy dopo la sua morte, si era ritirato dalla competizione, rinunciando a un secondo mandato. Uno dei due candidati favoriti, Robert Kennedy, fratello di JFK, morì in un attentato meno di tre mesi prima. Senza loro, il maggiore candidato favorito era il vicepresidente Hubert Humphrey, che non godeva di grandi appoggi.
Soprattutto, ottenne una nomination senza avere partecipato alle primarie in nessuno degli stati in cui si tenevano. Ciò provocò una furibonda protesta soprattutto tra le classi di persone che non si sentivano rappresentate da lui: afroamericani, ispanici e donne. Pomo della discordia anche i temi affrontati nella convention, su tutti la guerra in Vietnam e le trattative di pace in corso a Parigi. Attore principale in quei giorni convulsi fu il sindaco di ferro di Chicago Richard Daley, che vietò ogni tipo di protesta, segnalandosi per il suo autoritarismo.
Represse nel sangue ogni corteo per le strade della città, soprattutto nei dintorni del Grant Park. Anni dopo, la gestione Daley fu duramente criticata e considerata spietata e illegale. Molte sentenze assolsero, per questo, gran parte dei manifestanti dalle accuse più gravi. Tra questi, i famosi Chicago Seven, la cui storia è al centro del film di Netflix scritto e diretto da Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7.
La convention scelse Humphrey, anche per la sua posizione più moderata sul Vietnam. Tuttavia, ciò lo rese inviso all’elettorato. Vinse il candidato Repubblicano Richard Nixon, che divenne presidente nel gennaio 1969.
Dunque, i timori sarebbero per la possibilità di cortei a favore del popolo palestinese e contro Israele. Difficile, però, che si possa toccare lo stesso vertice delle proteste del ’68. Sia per la caratura di Kamala Harris (che si è sempre schierata a favore dei civili di Gaza), che per l’atmosfera generale. Molto difficile, certo, ma più distesa rispetto a quanto avvenuto 56 anni fa. Non foss’altro per la presenza di un “nemico” politico ben chiaro che si chiama Donald Trump. E anche per l’azione compatta dei social che sono diventati parte integrante del dibattito democratico.