Labour Party o, più semplicemente, partito Laburista. In questo modo viene indicato il centro sinistra nella realtà politica britannica. Ed è lo stesso che si contrappone alla franga conservatrice, che rappresenta ideologicamente l’altra metà del paese. In sostanza, dunque, il partito laburista si propone di sostenere tutte le alleanze progressiste e socialiste. D’altronde, la sua natura liberalista non può che orientarlo verso questa direzione. Stabilite queste grandi linee, dunque, vediamo più nel particolare le origini, l’evoluzione e, soprattutto, i propositi del Labour Party.
La rivoluzione industriale e i laburisti
La Gran Bretagna è il primo paese che ha assistito al suo interno alla Rivoluzione Industriale. Un fenomeno che ha portato alla nascita delle fabbriche e del secondario ma anche ai movimenti sindacalisti per l’acquisizione dei diritti dei lavoratori. E proprio da questa frangia nasce, nel 1900, il Partito Laburista, grazie al sindacalista Ramsay MacDonald.
All’inizio, però, non era prevista una forma ampia, a livello nazionale come quella moderna. In realtà si trattava di una sorta di affiliazione tra sindacati, sezioni locali e associazioni amiche. Tra queste ultime, poi, spiccava la Fabian Society, il cui scopo istituzionale era l’elevazione delle classi lavoratrici, per renderle finalmente capaci di assumere il controllo dei mezzi di produzione. Una struttura, quella descritta, che è in vigore ancora oggi. Per entrare nel partito, infatti, è fondamentale essere iscritti nelle organizzazioni collaterali.
Lo scopo e l’evoluzione del partito
Per i primi decenni della sua esistenza gli esponenti del partito si sono dedicati esclusivamente alla difesa e al miglioramento delle condizioni della classe operaia. In sostanza, dunque, in primo piano all’interno dell’agenda politica ci sono sempre state tematiche dal carattere sociale come le ore di lavoro, il salario minimo e la regolamentazione del lavoro minorile e femminile. Un passo alla volta, però, il suo impatto strettamente politico è aumentato. Un’evoluzione iniziata poco prima della Grande Guerra grazie all’alleanza con i Liberali. In questo modo, infatti, si è cercato di mettere in minoranza i conservatori.Un procedimento riuscito e che ha portato a trasformare il partito Laburista nella forza politica di opposizione, fino ad ottenere un consenso pari al 20% tra le due guerra.
Per avere il primo governo completamente controllato dai laburisti, però, si è dovuto attendere la fine del secondo conflitto mondiale. Nello specifico, le elezioni del 1945 che vedono uscire sconfitto Churchill, nonostante avesse guidato il paese nei difficili anni della guerra. La punta più bassa di popolarità del partito, invece, è stata toccata durante le elezioni del 19883. In quell’anno, infatti, il partito Laburista ha ottenuto solamente il 27, 6% dei voti.
Per vedere tempi migliori il Labour Party ha dovuto salutare l’era di Tony Blair che, nel bene come nel male, ha riportato il partito a delle percentuali incredibili. È il 1997, l’anno che la Gran Bretagna ricorda per la scomparsa prematura di Lady Diana e per l’arrivo nel mondo politico di un uomo giovane che avrebbe potuto traghettare verso un’era moderna il partito. Quanto accaduto successivamente, però, ha relegato il governo Blair nelle pagine meno “eroiche” della storia, soprattutto per la sua alleanza con Bush nella guerra dopo la caduta delle Torri Gemelle. Da quel momento si è dovuto attendere l’arrivo di Gordon Brown ma, da allora, sono trascorsi dodici anni prima che un altro rappresentasse dei laburisti riuscisse a salire al governo.
I primi ministri laburisti
- Ramsay MacDonald (1924; 1929–1931)
- Clement Attlee (1945–1950; 1950–1951)
- Harold Wilson (1964–1966; 1966–1970; 1974; 1974–1976)
- James Callaghan (1976–1979)
- Tony Blair (1997–2001; 2001–2005; 2005–2007)
- Gordon Brown (2007–2010)
- Keir Starmer (2024-)