20 luglio 1944. Un gruppo di alti militari dell’esercito tedesco, tra cui Claus von Stauffenberg, organizza per quel giorno un attentato nei confronti di Adolf Hitler, nella sua Tana del lupo. Un blitz per eliminare il Führer allo scopo di sovvertire il potere delle SS. Al fine di evitare la totale disfatta militare e negoziare la pace direttamente con gli Alleati, dopo l’instaurazione di un nuovo regime. Questo, in sostanza, il senso ultimo della cosiddetta Operazione Valchiria. Si trattava di una sorta di piano speciale, il piano Walküre, già previsto dall’ordinamento tedesco, da attuare in caso di rivolta interna, per reprimere i ribelli. Il piano, che prevedeva la mobilitazione della milizia territoriale in caso di colpo di Stato o insurrezione interna, era stato però modificato dal colonnello von Stauffenberg. Affinché potesse essere ribaltato contro i vertici del partito Nazista.
Ebbene, quel giorno, come racconta Operazione Valchiria, il film con Tom Cruise per la regia di Bryan Singer, il piano salta.
Il complotto è guidato, come detto, dal colonnello Claus Schenk Graf von Stauffenberg, un ufficiale decorato che aveva perso un occhio e una mano in combattimento. Nato nel 1907 da famiglia cattolica, von Stauffenberg scala immediatamente le gerarchie dell’esercito, diventando quasi un eroe nazionale. Aderisce al partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, affiancandone la crescita, pur senza grandi convinzioni. Ma quando si rende conto della pericolosità di Hitler decide di lasciare aperta una porta nei confronti di colleghi che in qualche modo lo volessero fuori. A fermarlo, in un primo momento, fu la sua fedeltà alla patria.
La decisione di eliminare il Führer matura nel 1943, per mano di alcuni alti vertici militari. Tra questi, il generale Ludwig Beck, capo di Stato Maggiore della Wehrmacht, e lo stratega, maggiore generale Henning von Tresckow, il generale Friedrich Olbricht e il generale Erich Fellgiebel. Anche Rommel, la celebre Volpe del Deserto, pupillo di Hitler, vede con favore l’operazione. Tuttavia non si hanno certezze sul grado di coinvolgimento. Di sicuro, il suo suicidio, avvenuto nell’ottobre del 1944, è stata in qualche modo favorita da Hitler, che non lo stimava più, avendo capito che non gli fosse più fedele.
Essi, dunque, sono i rappresentanti della resistenza militare a Hitler. E contattano Von Stauffenberg che si mette a disposizione. Sarà lui a uccidere Hitler. Questo per un motivo molto semplice. Claus von Stauffenberg è uno dei pochi ammessi a essere presente nelle riunioni militari nel bunker prussiano dove stava Hitler. Anche la scelta della data dell’attentato, il 20 luglio, non è casuale, poiché nel quartier generale di Hitler sarebbero stati presenti anche Göring e Himmler.
Stauffenberg ha con sé una valigetta contenente una bomba a tempo. Durante la riunione, posiziona la valigetta sotto il tavolo vicino a Hitler. Poco dopo, lascia la stanza con una scusa per telefonare a Berlino e coordinare l’inizio del colpo di Stato. La bomba esplode alle 12:42, uccidendo quattro persone e ferendone molte altre. Tuttavia, Hitler sopravvive, protetto da un pesante tavolo in legno.
I cospiratori tentano comunque di attuare il loro piano, ma la confusione e la mancanza di comunicazione chiara porta a un fallimento totale. Soprattutto, la notizia della sopravvivenza di Hitler spinge l’esercito a restare con lui. Stauffenberg, Olbricht, e altri complici sono giustiziati quella stessa notte. Successivamente, la Gestapo arresta oltre 7.000 persone sospettate di essere coinvolte nel complotto, uccidendone circa 4.980.
Nonostante il fallimento, l’Operazione Valchiria dimostra come esistessero delle sacche di resistenza contro Hitler. Tra i militari e nella società civile, come ad esempio gli studenti della Rosa Bianca. Hitler si toglie la vita il 30 aprile 1945, nel Palazzo del Reichstag, durante la battaglia di Berlino. Ai resistenti è stato dedicato un monumento che recita questa scritta:
“Voi non avete partecipato alla vergogna. Voi avete resistito. Sacrificando la vostra vita per la libertà, la giustizia e l’onore“.