L’Atleta di Fano, preziosa statua greca datata tra il IV e il II secolo a.C attribuita allo scultore Lisippo, si trova attualmente nel museo della Villa Getty a Malibù, in California. Tuttavia, secondo quanto stabilito poche ore fa dalla Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo, l’Italia ha tutto il diritto di chiedere la confisca dell’opera. Respingendo di fatto il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà. Si mette quindi fine a un contenzioso lunghissimo e pieno di colpi di scena.
La storia dell’Atleta di Fano
Il bronzo fu scovato da un peschereccio italiano nel 1964. Il ritrovamento, però, non viene denunciato alle autorità. E dopo una serie di passaggi, tra cui un rocambolesco interramento in un campo di cavoli, l’acquisto da parte di un industriale umbro, la cessione a un antiquario milanese anonimo. E un ulteriore acquisto da parte di un tedesco (che attribuisce la statua a Lisippo), l’atleta di Fano approda al Getty Museum. I responsabili del museo sborsano nel 1977 3,98 milioni di dollari per assicurarsi il manufatto. Illegalmente.
L’iter legale
Come detto, molti governi e la regione Marche hanno chiesto la restituzione della statua negli anni. Nel 2007 l’associazione Le Cento Città presenta un esposto alla Procura di Pesaro. A giugno 2018 il Tribunale pesarese ordina la confisca della scultura, confermata dalla Cassazione, che boccia così il ricorso del Getty Museum. Nonostante questo, però, la decisione finisce al vaglio della Corte Europea. Che ha dato piena ragione all’Italia. Secondo i giudici, infatti, la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. E lo scandalo dell’atleta di Fano si inserisce nell’ambito di un’illecita importazione ed esportazione di beni di valore assoluto. Dura in particolare la posizione della Corte nei confronti della fondazione Getty chesi è comportata “in maniera negligente o non in buona fede“.