L’8 marzo 1531 è una data assai importante per la storia d’Inghilterra: fu proprio in quel giorno, infatti, che l’Assemblea del clero inglese di Canterbury accettò i 5 articoli con cui re Enrico VIII proclamava di essere “il solo protettore e capo supremo della Chiesa d’Inghilterra”. Si trattava del primo passo verso lo scisma anglicano, che sanciva l’indipendenza dall’autorità del papa e che molti attribuiscono all’amore del re per l’amante Anna Bolena. In realtà le cause che portarono a questa rottura furono molteplici.
Enrico VIII salì al trono d’Inghilterra a soli 17 anni, nel 1509, e poche settimane dopo prese in moglie la vedova del fratello Arthur (erede al trono morto improvvisamente per malattia qualche anno prima) Caterina d’Aragona, figlia dei regnanti spagnoli Ferdinando e Isabella. Nei successivi 15 anni, Caterina ebbe da lui 3 figli e 3 figlie, dei quali sopravvisse solo la piccola Maria, nata nel 1516.
Non tutti sanno che inizialmente Enrico VIII era un fervido credente e sostenitore della fede cattolica, ai tempi scossa dalla riforma protestante di Martin Lutero e dai movimenti da essa scaturiti, e aveva anche scritto un libro a riguardo, Difesa dei sette sacramenti; per quella strenua difesa della Chiesa, il re si era guadagnato il titolo di Defensor Fidei dal papa di allora, Leone X. Con il passare degli anni, tuttavia, l’assenza di un erede maschio che garantisse la continuità della dinastia Tudor cominciò a preoccupare seriamente il monarca, al punto da fargli temere di aver causato l’ira divina sposando la vedova di suo fratello (gesto proibito dal Levitico).
In questo contesto si inserisce l’infatuazione che Enrico VIII cominciò a provare per Anna Bolena, intraprendente e affascinante damigella d’onore di Caterina e più vicina all’ala filo-protestante delle figure ecclesiastiche di cui il re si circondava. Nel 1527 egli decise di chiedere al nuovo papa, Clemente VII, l’annullamento del matrimonio con Caterina la quale, secondo lui, ben presto non sarebbe stata più in grado di avere figli.

Il Pontefice, tuttavia, negò con forza l’irregolare richiesta, anche per paura di ritorsioni da parte di Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero e nipote di Caterina, che proprio quell’anno non si fece problemi a saccheggiare Roma e arrestare il papa stesso. La fede di Enrico lo trattenne inizialmente dall’ignorare quel fermo rifiuto, ma anche dietro consiglio di Anna fece la sua mossa nel 1531, intimando ai “suoi” cardinali l’obbedienza assoluta e ottenendo anche il sostegno del Parlamento. Nel 1533 Enrico VIII sposò Anna Bolena e 3 mesi dopo ebbero una figlia, Elisabetta I. A nulla poté la scomunica del papa ai danni del re e del nuovo arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer.
Anche il rapporto con la nuova moglie, burrascoso fin dall’inizio, era però destinato a non durare: nel 1536, dopo una brutta caduta da cavallo da parte di Enrico, Anna si spaventò a tal punto da perdere il bambino che aveva in grembo, il tanto agognato erede maschio. Furibondo, Enrico cominciò a corteggiare un’altra nobildonna di corte, Jane Seymour. Nel giro di 6 mesi Enrico imbastì contro la moglie una serie di accuse poi rivelatesi completamente infondate, tra cui adulterio, stregoneria e incesto, e fece giustiziare sia lei che suo fratello Giorgio. Jane Seymour fu ben presto la nuova regina e diede finalmente al re l’erede che desiderava, ma morì 12 giorni dopo; dopo di lei Enrico VIII sposò Anna di Clèves (da cui poi divorziò), Caterina Howard (giustiziata con l’accusa di adulterio, stavolta fondata) e infine Caterina Parr.