Il 27 giugno l’America, e non solo, ha assistito al dibattito tra Biden, Presidente in carica degli Stati Uniti, e Donald Trump, ex Presidente. La posta in gioco è nuovamente la Casa Bianca e la possibilità di essere il legittimo proprietario della sala ovale, almeno per altri quattro anni. L’aspetto veramente interessante di questo scontro, ospitato dalla CNN, però, è la fonte d’ispirazione.
I 90 minuti, moderati dai giornalisti Jake Tapper e Dana Bash, infatti, come ribadito dall’ad di CNN, Mark Thompson, e ve lo abbiamo spiegato nel vademecum del Biden vs. Trump, hanno avuto l’ambizione di ricalcare lo storico dibattito televisivo del 26 settembre 1960 tra John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. Un faccia a faccia, che è entrato nella storia non tanto per i temi politici e sociali affrontati, quanto per aver sovvertito completamente le regole della comunicazione, portando il linguaggio politico verso una nuova era.
Il primo dibattito televisivo della storia
Oggi si dà per scontato che gli uomini politici, esattamente come qualsiasi altro personaggio pubblico, abbiano un’immagine di cui doversi curare. Nel 1960, però, questo aspetto non era così evidente. Fino a quel momento, infatti, ogni confronto tra i candidati alla Casa Bianca era arrivato agli americani attraverso la radio. I tempi, però, erano destinati a cambiare attraverso un nuovo strumento: la televisione.
Di fatto, quello tra Kennedy e Nixon è stato il primo confronto televisivo della storia. Un particolare tutt’altro che trascurabile, visto che ha evidenziato alcuni aspetti alla base di quella che sarebbe diventata la nuova comunicazione. Rispetto al passato, infatti, i candidati hanno un immagine corporea ben precisa cui tutti possono accedere per un tempo molto lungo. Un aspetto ed un’attitudine, dunque, che hanno il potere d’influenzare e convincere o di generare un’impressione assolutamente negativa.
Non è un caso, infatti, che chi ha assistito al dibattito attraverso la tv si sia schiarito nettamente verso Kennedy. Quelli, invece, fedeli allo strumento radiofonico hanno mostrato una reazione meno convinta. A dettare la differenza, infatti, è stata proprio la fisicità del futuro presidente, la sua giovinezza, l’apparente forza fisica e, soprattutto, una naturalezza oratoria davanti alle telecamere.
Aspetti che l’amministrazione Kennedy non ha mai trascurato e che, da quel momento sono diventati essenziali per costruire il mito della nuova Camelot e per formare un rapporto diretto con il paese. Kennedy, infatti, istituisce le prime dirette dalla Casa Bianca grazie alle quali parlare agli americani delle problematiche più calde. Altro momento importante, poi, è stata la visita all’interno delle stanze storiche della residenza presidenziale con una giovane Jackie Kennedy come guida. Ad oggi quella trasmissione è considerata un passo innovativo importante nella comunicazione politica. In questo modo, infatti, per la prima volta si sono aperte le porte della prima casa d’America dando a tutti la sensazione di essere parte della storia e del sogno kennediano.
I segreti del fascino di Kennedy
Ma quali sono stati gli elementi effettivi che fecero di Kennedy il dominatore dello scontro con Nixon, almeno dal punto di vista visivo? Molto si deve alla precisione e mania del controllo del futuro Presidente che, per quell’occasione, non ha lasciato nulla al caso. La sua giovane età, solamente 42 anni, lo aveva identificato fino a quel momento come una preda facile per i suoi avversari. Ma Jack non si è lasciato intimidire e, con un colpo finale, è riuscito a trasformare la sua giovinezza in un’arma vincente.
Il primo passo è stato andare a controllare in prima persona lo studio in cui si sarebbe tenuto il dibattito. In quell’occasione scopre che lo sfondo davanti al quale avrebbe parlato era grigio chiaro. Questo particolare lo ha indotto a scegliere un abito scuro ed una camicia che, pur non vedendosi dal televisore in bianco e nero, ha avuto il compito di risaltare la sua abbronzatura ottenuta nei giorni trascorsi nella residenza di famiglia a Hyannis Port In questo modo, dunque, la sua figura non solo è ben delineata sullo sfondo ma gli garantisce anche un aspetto sano e vigoroso, nonostante sia affetto da una malattia importante come l’atrofia muscolare bulbo spinale.
Per finire, poi, il giorno della diretta si siede tranquillamente al trucco senza sentire la sua dignità maschile intaccata ed offesa in nessun modo. Altrettanto non ha fatto Nixon che, da parte sua, ha inanellato una serie di errori tra cui quello di presentarsi impreparato e decisamente fuori forma. L’allora vice presidente, infatti, aveva deciso d’indossare un completo grigio chiaro. Un colore che lo ha reso praticamente un tutt’uno con lo sfondo e lo ha fatto scomparire dallo schermo della tv. Come aggravante, poi, si va ad aggiungere anche un pallore causato da un’infezione e da alcuni giorni trascorsi in ospedale. Un biancore che non ha voluto mitigare con il trucco e che, insieme ad un naturale disagio davanti le telecamere, gli è costato la presidenza.
A questo punto il confronto tra i due è impietoso. Tanto Nixon appare impacciato e seduto tanto Kennedy è risoluto, ben definito e incredibilmente a sua agio. Il primo rimanda un’idea di debolezza. il secondo, invece, vigore. Lo stesso che da forza alle sue parole scandite sempre con chiarezza e amore per la metrica nel suo inequivocabile accento bostoniano. Lo stesso che lo avrebbe accompagnato in molti dei discorsi che, nonostante la prematura scomparsa, lo hanno fatto passare alla storia. Concludendo, dunque, si può affermare che la presidenza Kennedy, al di là della sua incompiutezza, è stata capace d’interpretare nel migliore dei modi l’epoca moderna tanto da definire regole e principi utilizzati ancora oggi.