Ricorre oggi 24 aprile il 109esimo anniversario dello scoppio della Rivolta di Pasqua, o Easter Rising (Éirí Amach na Cásca in gaelico): nel cuore di Dublino, durante la settimana di Pasqua del 1916, un gruppo di ribelli irlandesi prese le armi contro il dominio britannico, accendendo una scintilla che avrebbe cambiato per sempre il destino dell’Irlanda. Ma chi erano questi ribelli? E come fece un’insurrezione fallita a diventare il simbolo della lotta per l’indipendenza?
Nel 1800, l’Atto di Unione aveva legato l’Irlanda alla Gran Bretagna, creando il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Per opporsi a quell’unione, gli Irlandesi scelsero due strade: da un lato figure come Daniel O’Connell combattevano con discorsi e comizi per un’Irlanda autonoma, fondando movimenti come la Repeal Association; dall’altro gruppi come la Giovane Irlanda e i Feniani sceglievano la via delle armi, organizzando ribellioni nel 1848 e nel 1867, represse nel sangue ma mai dimenticate.
Mentre i politici irlandesi come Charles Stewart Parnell si battevano in Parlamento per l’Home Rule – una legge che prometteva un governo autonomo a Dublino – gli unionisti dell’Ulster, guidati da Sir Edward Carson, si opponevano con forza, temendo di perdere il controllo britannico. Nel 1912, quando l’Home Rule fu finalmente approvata, gli unionisti formarono i Volontari Unionisti, un gruppo armato pronto a combattere per bloccare la legge. In risposta, gli Irlandesi fondarono i Volontari Irlandesi e l’Esercito dei Cittadini Irlandesi di James Connolly, pronti a difendere il loro sogno di autonomia. Ma la Prima Guerra Mondiale mise tutto in pausa: l’Home Rule fu sospeso, e l’Irlanda restò in bilico.

In questo clima di tensione, un gruppo di oppositori dell’Unione decise che aspettare non era più un’opzione: la Fratellanza Repubblicana Irlandese, guidata da figure come Tom Clarke, Patrick Pearse e Joseph Plunkett, pianificò un’insurrezione armata; a loro si unì James Connolly, leader dell’Esercito dei Cittadini Irlandesi, con la sua visione di un’Irlanda libera e giusta. La data scelta? La settimana di Pasqua del 1916, un momento simbolico per un popolo profondamente cattolico. Il piano era audace: occupare punti strategici di Dublino, proclamare la Repubblica Irlandese e ispirare una rivolta nazionale. Ma non tutto andò come previsto: le armi promesse da un alleato tedesco non arrivarono, e molti volontari non si presentarono. Nonostante questo, il 24 aprile 1916 circa 1.600 ribelli marciarono per le strade di Dublino, pronti a sfidare l’impero più potente del mondo.
Il cuore della rivolta fu il General Post Office di Dublino, dove Patrick Pearse, poeta e insegnante, lesse la Proclamazione della Repubblica Irlandese: “L’Irlanda, attraverso noi, chiama i suoi figli a raccolta sotto la sua bandiera”. I ribelli occuparono edifici chiave, ma i Britannici risposero con una forza schiacciante: migliaia di soldati, cannoni e persino carri armati, usati per la prima volta in un conflitto urbano. Per 6 giorni Dublino divenne un campo di battaglia: O’Connell Street fu devastata, le strade si riempirono di barricate e il fumo avvolse la città.
I ribelli combatterono con coraggio, ma erano in inferiorità numerica e male armati: il 29 aprile Pearse si arrese per evitare ulteriori spargimenti di sangue. La rivolta era finita, ma il suo impatto era appena iniziato. All’inizio molti Irlandesi videro la rivolta come un disastro: la città era in rovina, e i ribelli furono giudicati traditori. Ma la risposta britannica cambiò tutto: i leader della rivolta, tra cui Pearse e Connolly, furono processati in fretta e giustiziati nella prigione di Kilmainham Gaol. Quelle esecuzioni scioccarono l’Irlanda, e quegli uomini che avevano sognato la libertà furono trasformati in martiri.
La Rivolta di Pasqua, pur non portando subito all’indipendenza, è considerata tuttora il primo passo decisivo verso la creazione della Repubblica d’Irlanda, e proprio per questo ispirò poeti, musicisti e scrittori: William Butler Yeats la celebrò nella sua poesia Easter 1916, con il famoso verso “Tutto è cambiato, cambiato completamente”; canzoni come The Foggy Dew e film come La figlia di Ryan hanno tenuto viva la memoria di quei giorni; e perfino una moneta da 2 euro coniata nel 2016 commemora l’evento.