A Tuam, nella contea di Galway, Irlanda, sono iniziati gli scavi per recuperare i resti di circa 796 neonati sepolti in una fossa settica tra il 1925 e il 1961, presso l’ex casa di accoglienza gestita dalle suore del Buon Soccorso. La struttura, nota come una delle Case Magdalene, ospitava giovani donne incinte non sposate, considerate “immorali” dalla rigida morale cattolica dell’epoca. Queste istituzioni, attive dal XVIII secolo fino al 1996, accoglievano orfane, ragazze madri o donne ritenute peccaminose, spesso confinate contro la loro volontà.
La scoperta della fossa comune risale al 1975, quando due ragazzi, intenti a raccogliere mele, si imbatterono in ossa umane. Solo nel 2014, grazie alle ricerche della storica Catherine Corless, emerse la verità. I certificati di morte di 796 bambini, mai registrati in cimiteri ufficiali, indicavano che i loro corpi erano stati gettati senza dignità in una fossa biologica. Le cause di morte includevano malattie come tubercolosi e malnutrizione, con tassi di mortalità infantile fino a cinque volte superiori alla media nazionale.
Le Case Magdalene, inizialmente pensate per riabilitare prostitute, si trasformarono in vere e proprie lavanderie industriali dove le donne lavoravano in condizioni disumane, senza salario, soggette a punizioni fisiche e psicologiche. I neonati, spesso separati dalle madri e dati in adozione senza consenso (a famiglie danarose), vivevano in aree separate con cure inadeguate, contribuendo all’elevata mortalità.
Gli scavi coinvolgono un team di esperti internazionali e si protrarranno per circa due anni. L’obiettivo è identificare i resti tramite analisi del DNA, offrendo una sepoltura dignitosa e risposte alle famiglie. Nel 2021, le suore del Buon Soccorso hanno chiesto scusa, ammettendo di non aver agito secondo principi cristiani. Nel 2013, il governo irlandese si è scusato ufficialmente, istituendo un fondo di 60 milioni di euro per le sopravvissute.
Molti film negli ultimi anni hanno affrontato il tema. Tra questi, uno dei più duri è sicuramente Magdalene di Peter Mullan, Leone d’Oro a Venezia nel 2002. Ma anche il delizioso Philomena di Stephen Frears del 2013 che raccontava la vera storia di una donna, vissuta in una di queste case, il cui figlio le era stato sottratto e dato in adozione.