Il fez è un copricapo di origine ottomana che divenne uno dei simbolo distintivi del movimento fascista italiano, in particolare tra gli squadristi e la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), noti come “camicie nere”. L’adozione del fez da parte dei fascisti affonda le sue radici nella Prima Guerra Mondiale, quando gli Arditi, unità d’assalto dell’esercito italiano, lo indossavano come parte della loro uniforme. Questo copricapo, simile a quello dei bersaglieri ma di colore nero, rappresentava (per loro) il coraggio.
Dopo la guerra, molti ex Arditi aderirono al nascente movimento fascista, portando con sé simboli e tradizioni del corpo militare. Il fez, già associato al valore militare, fu quindi adottato dagli squadristi come elemento distintivo ed elemento di continuità tra l’esperienza bellica e la nuova lotta politica.
A differenza del fez tradizionale rosso, il fez nero evocava un’immagine più seria e austera, in linea con l’ideologia del fascismo. Spesso, il fez fascista era decorato con simboli specifici come la fascia littorio o le iniziali MVSN. Inoltre, la forma del fez fascista era spesso più rigida e squadrata rispetto a quella classica.
Questo legame con gli Arditi conferiva al movimento fascista un’aura di eroismo e disciplina militare, elementi fondamentali nella retorica di Benito Mussolini. Per Mussolini, però, l’adozione del fez rappresentava anche un simbolo di rottura con le tradizioni politiche precedenti e l’affermazione di una nuova identità nazionale.
Questo copricapo, inoltre, evocava anche un senso di esotismo e di connessione con il mondo arabo, riflettendo l’ambizione imperialista del regime fascista verso il Mediterraneo e l’Africa.