Il 2 giugno 1946 le donne italiane si recono per la prima volta alle urne per votare nel referendum tra Monarchia e Repubblica. Un momento storico che, in qualche modo, le ha rese finalmente visibili dal punto di vista sociale e politico. Compiendo un primo passo nel lungo cammino dell’emancipazione. Quello che, però, le cronache del tempo non ricordano spesso è una piccola curiosità raccontata, invece, in una delle ultime scene del film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani. Prima di chiudere le schede, infatti, le signore vengono invitate a togliersi il rossetto. Anzi, poco prima del referendum sul Corriere della Sera , appaiono proprio una serie di raccomandazione tra cui questa, rivolta alle donne per la prima volta chiamate al voto:
Al seggio meglio andare senza rossetto alle labbra. Siccome la scheda deve essere incollata e non deve avere alcun segno di riconoscimento, le donne nell’umettare con le labbra il lembo da incollare potrebbero, senza volerlo, lasciarvi un po’ di rossetto e in questo caso rendere nullo il loro voto.
A differenza di quanto accade oggi, infatti, le schede venivano “sigillate” sui bordi. Il rossetto, dunque, avrebbe potuto sporcarli e rendere il voto non valido perché identificabile. Un sacrificio, comunque, che tutte le donne hanno accettato di buon grado di sostenere quel 2 giugno. Pur di partecipare, finalmente, alla costruzione di un mondo nuovo cui poter appartenere. A dimostrarlo sono i numeri. La cronaca, infatti, riporta che l’affluenza femminile alle urne fu incredibile, pari all’82%.
Oltre a questo, poi, è fondamentale ricordare che vennero elette ventuno deputate. Cinque di esse, Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce, Lina Merlin, hanno fatto parte della Commissione per la Costituzione incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana.