Si è celebrato nelle scorse ore oggi il 1.095esimo anniversario della fondazione dell’Alþingi (letteralmente “Assemblea”), il parlamento islandese: un’istituzione che si erge come il più antico organo legislativo ancora attivo al mondo. Nato nel 930 in quello che sarebbe diventato il Parco Nazionale di Þingvellir, l’Alþingi è non solo un simbolo della democrazia islandese, ma anche una testimonianza vivente della capacità umana di organizzare società complesse attraverso il dialogo e la legge. Scopriamo insieme la storia di questa leggendaria – e millenaria – istituzione.
Nel 930, mentre gran parte dell’Europa era frammentata da signorie feudali, gli Islandesi, coloni vichinghi in cerca di libertà, crearono qualcosa di straordinario: la proprietà di Þingvellir, espropriata a un uomo condannato per omicidio, fu scelta come luogo d’incontro per la sua posizione strategica, raggiungibile da ogni angolo dell’isola. Qui, a cielo aperto, si riunivano capi, contadini e guerrieri per discutere leggi, risolvere dispute e amministrare la giustizia. L’Alþingi non era solo un parlamento, ma un evento annuale che univa una comunità sparsa, priva di un re o di un governo centrale.
Le sessioni si tenevano in estate, duravano due settimane e culminavano con la recitazione delle leggi da parte del lögsögumaðr, il “portavoce della legge”, che le proclamava a memoria davanti all’assemblea. Questo sistema, basato sulla tradizione orale e sul consenso, rifletteva un’etica democratica ante litteram, in cui ogni uomo libero aveva voce. L’Alþingi non era perfetto – le donne e gli schiavi ne erano esclusi – ma rappresentava un esperimento unico di autogoverno in un’epoca dominata dalla forza.
L’Alþingi sopravvisse per secoli, anche quando l’Islanda perse la sua indipendenza, sottomessa alla Norvegia nel 1262 e poi alla Danimarca. Le assemblee continuarono a Þingvellir, tra le faglie e i geyser, fino al 1799, quando l’istituzione fu temporaneamente soppressa. Eppure, sull’onda del risveglio nazionale islandese, l’Alþingi risorse nel 1844 trasferendosi a Reykjavík, dove trovò una nuova casa nel 1881 con la costruzione dell’Alþingishúsið, un sobrio palazzo di basalto che ancora oggi ospita il parlamento.

Da bicamerale, con una camera alta e una bassa, l’Alþingi si trasformò nel 1991 in un’assemblea unicamerale di 63 membri, eletti ogni quattro anni con un sistema proporzionale. Le sei circoscrizioni elettorali, con la possibilità di una settima, garantiscono una rappresentanza equa, mentre i seggi aggiuntivi per i partiti che superano il 5% dei voti nazionali assicurano un equilibrio tra volontà popolare e stabilità politica. Oggi, sotto la guida del portavoce Birgir Ármannsson, l’Alþingi continua a legiferare con la stessa dedizione dei suoi fondatori.
L’Alþingi non è solo un’istituzione politica, ma un luogo intriso di significato: Þingvellir, oggi parco nazionale e patrimonio UNESCO, è una meraviglia geologica situata sulla dorsale medio-atlantica, dove le placche tettoniche di Eurasia e Nord America si separano, creando una spaccatura che sembra incarnare un dialogo tra opposti. Qui gli islandesi non si limitarono a fondare il loro parlamento, ma plasmarono una propria identità nazionale basata sulla condivisione e sulla parola.
La longevità dell’Alþingi è sorprendente se si considerano le sfide affrontate: invasioni, colonizzazioni, eruzioni vulcaniche e crisi economiche. Eppure la sua capacità di adattarsi senza perdere la propria essenza lo rende un modello di continuità democratica. In un mondo spesso segnato da polarizzazioni, l’Alþingi ricorda che la democrazia può nascere in luoghi improbabili, tra rocce e vento, e sopravvivere per oltre un millennio.