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Home » Cultura » Storia » Quali celebrità intervistò Oriana Fallaci durante i diversi periodi americani?

Quali celebrità intervistò Oriana Fallaci durante i diversi periodi americani?

Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino18 Febbraio 2025
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Oriana Fallaci
Oriana Fallaci (fonte: The Hollywood Reporter)
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Oriana Fallaci, tra le più celebri reporter italiane del Novecento, ebbe un legame profondo con gli Stati Uniti, dove soggiornò in diversi periodi della sua carriera. Dagli anni ’50 ai primi anni 2000, testimoniò epoche di cambiamento, raccontando alcuni dei momenti più significativi della storia americana e delle grandi personalità politiche e artistiche. Parlò con leader politici, star del cinema (quasi tutte, tranne Marilyn Monroe) e icone culturali, lasciando un’impronta indelebile nel giornalismo internazionale.

Il primo contatto con gli Stati Uniti avvenne negli anni ’50, quando Fallaci era una giovane giornalista de L’Europeo. In un’America in pieno boom economico, si concentrò inizialmente sull’industria cinematografica di Hollywood, realizzando interviste a star come John Wayne e Cary Grant. In questi incontri, cercò di andare oltre l’immagine costruita dai media, scavando nella psicologia delle star. Da quegli incontri nacque un libro di successo, I sette peccati di Hollywood.

Nel corso del decennio, il suo interesse si allargò al mito del sogno americano, analizzandone le contraddizioni. Intervistò Elvis Presley, all’apice della sua fama, esplorando il fenomeno della cultura giovanile e della musica rock’n’roll. Con l’esplosione dei movimenti di protesta e l’inasprirsi della guerra in Vietnam, Fallaci spostò la sua attenzione su tematiche politiche e sociali. Fu una delle poche giornaliste italiane a seguire da vicino i movimenti per i diritti civili e la contestazione giovanile.

Oriana Fallaci negli anni '60
Oriana Fallaci negli anni ’60 (fonte: Famiglia Cristiana)

Nel mondo dello spettacolo, incontrò figure come Paul Newman e Jane Fonda, entrambi attivisti oltre che attori, affrontando con loro temi legati all’impegno politico di Hollywood.

Parallelamente, iniziò a intervistare figure di primo piano della politica americana. Tra i suoi incontri più celebri di questo periodo c’è quello con Robert Kennedy, poco prima della sua tragica morte nel 1968.

Negli anni ’70 Fallaci raggiunse l’apice della sua carriera come intervistatrice. In questo periodo realizzò alcuni dei suoi incontri più celebri con leader politici e icone culturali.

L’intervista a Henry Kissinger, Segretario di Stato degli Stati Uniti, rimane tra le più famose. Pubblicata nel 1972 su L’Europeo, l’incontro fu un vero e proprio duello verbale, in cui Fallaci portò Kissinger a descrivere la politica estera americana con la metafora del “gioco da cowboy”, dichiarazione che lo stesso diplomatico in seguito rimpiangerà.

Sempre in questi anni intervistò il pugile Muhammad Ali, in un acceso confronto sulla sua conversione all’Islam e il suo rifiuto di partecipare alla guerra in Vietnam.

Nel mondo dello spettacolo, si confrontò con Sean Connery, che all’epoca incarnava l’ideale maschile con il suo ruolo di James Bond, ma che in quell’intervista rivelò un lato più controverso. Disse, infatti, che in certe situazioni, dare uno schiaffo a una donna poteva essere giustificato. Una dichiarazione che suscitò polemiche.

Con l’ingresso negli anni ’80, Fallaci si concentrò sempre più sui temi della politica internazionale e sulle tensioni globali. Continuò a soggiornare negli Stati Uniti, mantenendo un occhio critico sulla società americana,  segnata dalla presidenza di Ronald Reagan.

Pur avendo meno interviste celebri in ambito cinematografico e sportivo, in questi anni approfondì i rapporti tra Stati Uniti e Medio Oriente, intervistando personaggi chiave della politica internazionale (per esempio l’ayatollah Khomeini). Il capitolo finale del rapporto di Fallaci con l’America arrivò con gli attentati dell’11 settembre 2001. Dopo aver vissuto per anni a New York, assistette al crollo delle Torri Gemelle e ne rimase profondamente segnata. Questo evento la spinse a scrivere saggi molto criticati, come Insciallah, nei quali attaccò duramente il fondamentalismo islamico e prese posizioni sempre più critiche nei confronti dell’Occidente e dell’Europa.

 

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