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Home » Cultura » Storia » 13 agosto 1521 e l’ultima alba dell’Impero Azteco, ecco perché cadde la grande civiltà mesoamericana

13 agosto 1521 e l’ultima alba dell’Impero Azteco, ecco perché cadde la grande civiltà mesoamericana

La caduta dell'impero Azteco rappresentò uno dei momenti più drammatici dello scontro tra il Vecchio e il Nuovo Mondo.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino13 Agosto 2025
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rappresentazione di un guerriero azteco
rappresentazione di un guerriero azteco (fonte: Unsplash)
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Ci sono date destinate a cambiare la storia dell’umanità. Una di queste è il 13 agosto 1521, quando l’impero Azteco cadde definitivamente. Le forze spagnole guidate da Hernán Cortés conquistarono Tenochtitlan, la  capitale che sorgeva sulle acque del lago di Texcoco. Ciò segnò non solo la fine di una delle più potenti civiltà precolombiane, ma anche l’inizio del dominio coloniale spagnolo in Messico.

Nel 1519, Hernán Cortés sbarcò sulle coste messicane con appena 550 uomini e 16 cavalli. Nonostante l’evidente inferiorità numerica rispetto ai milioni di sudditi dell’impero Azteco, il conquistador spagnolo riuscì in meno di due anni a distruggere una confederazione che si estendeva per oltre 50.000 chilometri quadrati.

Oggi è abbastanza semplice capire come l’impresa riuscì. Gli spagnoli disponevano di armi da fuoco, cavalli e armature d’acciaio, completamente sconosciute alle popolazioni americane. Importante fu anche l’appoggio che Cortés riuscì a ottenere da numerose tribù indigene, stanche del dominio azteco e dei suoi pesanti tributi.

Ma fu uno solo il fattore decisivo: le malattie portate dagli europei. Il vaiolo, introdotto nel 1520, decimò letteralmente la popolazione di Tenochtitlan. Gli indigeni americani non possedevano alcuna immunità contro patologie come vaiolo, morbillo e tifo, che per secoli avevano colpito l’Europa.

dettaglio palazzo azteco
dettaglio palazzo azteco (fonte: Unsplash)

Le epidemie si rivelarono un alleato invisibile ma micidiale per i conquistadores. Mentre gli spagnoli erano stati cacciati dalla capitale durante la cosiddetta “Notte Triste” del 1520, il vaiolo continuava a mietere vittime tra la popolazione azteca, indebolendo drasticamente la resistenza della città.

Quando Cortés tornò per l’assedio definitivo, trovò una Tenochtitlan già gravemente compromessa. L’ultimo imperatore azteco, Cuauhtémoc, resistette fino a quanto poté, ma le forze in campo erano ormai troppo sbilanciate. La città, un tempo popolata da centinaia di migliaia di abitanti, era ridotta allo stremo dalla fame, dalle malattie e dalla guerra.

Il 13 agosto 1521, con la cattura di Cuauhtémoc, imperatore successore di Montezuma (il cui nome si legò a una leggenda dai risvolti pittoreschi), si consumò l’atto finale. Le cronache dell’epoca parlano di decine di migliaia di vittime negli ultimi giorni di combattimento, mentre i superstiti furono ridotti in schiavitù o torturati per rivelare l’ubicazione dei tesori imperiali.

In poco più di due anni, una delle civiltà più raffinate e potenti delle Americhe scomparve per sempre, lasciando spazio all’espansione dell’impero spagnolo e aprendo la strada alla colonizzazione europea dell’intero continente americano. E questo, a sua volta, fu solo l’inizio di un nuovo modo di concepire i rapporti di forza tra le nazioni.

 

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