Il 29 ottobre 1929 è passato alla storia. come il martedì nero di Wall Street, un giorno come tanti capace di cambiare completamente il percorso economico mondiale. In poche ore, infatti, un’ondata di panico travolge il mercato finanziario, facendo crollare i valori azionari in modo vertiginoso e innescando una delle più gravi crisi economiche del XX secolo ossia la Grande Depressione.
Le radici di questa crisi affondano nel decennio precedente, ossia in quelli che vengono ricordati come “i ruggenti anni venti” raccontati nelle pagine dei romanzi di Francis Scott Fitzgerald. Dietro l’immagine di una società dorata, votata all’edonismo, al divertimento e ad un impulso economico diretto solo all’acquisto e allo sperpero, si nascondono delle fragilità profonde. Una di queste è l‘eccessiva speculazione sui titoli azionari, alimentata da un ottimismo smodato e da prestiti facili, capace di creare solo una bolla finanziaria destinata a scoppiare.
Il 24 ottobre, dunque, tutto questo fragile castello inizia a mostrare le prime crepe. Gli investitori, allarmati dalla situazione, cominciano a vendere in massa le loro azioni. Il panico si diffonde rapidamente, alimentando un circolo vizioso di vendite e ulteriori cali dei prezzi. Il martedì successivo, poi, la situazione precipita.
Milioni di azioni cambiano di mano a prezzi stracciati, trascinando con sé le fortune di molti investitori e mettendo in ginocchio l’economia americana. Da quel drammatico giorno, dunque, inizia un periodo buio per la società americana caratterizzata da una disoccupazione dilagante e condizioni sempre più precarie soprattutto per le classi più povere. Una condizione che solamente l’arrivo di Franklin D. Roosevelt alla Casa Bianca e il suo New Deal riusciranno a frenare e sconfiggere.