Era il 22 ottobre 1967 quando il modo di raccontare il calcio in televisione cambiò per sempre. Il giornalista Carlo Sassi, infatti, intuì per la prima volta, l’uso della moviola, croce e delizia di ogni tifoso italiano, come mezzo di indagine per le partite di calcio. Già utilizzata nella Domenica Sportiva dal ’65, solo per mostrare le azioni di gioco, divenne, nelle mani di Sassi uno strumento per verificare la bontà o meno delle scelte arbitrali. Il primo caso a essere discusso fu il gol fantasma di Gianni Rivera nel derby tra Inter e Milan del campionato ’67-’68.
Benitez aveva portato in vantaggio i nerazzurri. Il pareggio rossonero arrivò grazie a un tiro di Rivera che si stampò sotto la traversa, ricadendo fuori. L’arbitro Agostini di Roma convalidò, dopo un consulto con il guardalinee, ma la palla non oltrepassò la linea bianca. E Sassi lo dimostrò, appunto, con la moviola. Si fece aiutare dal tecnico Heron Vitaletti
“Io e Vitaletti ci accorgemmo che quando la palla ricadeva sul terreno, sollevava polvere di gesso. Questo poteva significare una cosa sola: che aveva toccato la linea. Pensammo a come avremmo potuto fare per dimostrarlo ai telespettatori. Tra i fotogrammi, andammo a trovare proprio quello in cui si vedeva la palla toccare terra. Si capiva bene che il gol non era valido. Mostrammo quel fotogramma in tivù, e fu l’inizio“.
Prima di arrivare al vero uso della moviola, però, passò del tempo. Pur essendo un’idea geniale, infatti, la tecnologia non era sofisticata come quella di oggi. C’erano, insomma, dei limiti pratici difficili da sormontare. Questo non scoraggiò Sassi che chiese aiuto a un team di ingegneri.
I quali inventarono una telecamera più piccola che riprendeva i filmati dal monitor mentre la pellicola scorreva a velocità regolare, per poi riproporli al rallentatore. La moviola, come la conosciamo oggi, debuttò ufficialmente nel maggio del ’69. Trasformando per sempre il modo di fruire il calcio in televisione e non solo, visto che divenne argomento di dibattito anche tra i dirigenti delle squadre. “Mi dispiace che sia diventato soltanto un problema di torti fatti o subiti“, dirà poi Carlo Sassi.