Hanno ribattezzato il fatto come la più grande beffa nella storia dell’arte. E in effetti, il ritrovamento nel Fosso Reale di Livorno, il 24 luglio del 1984, di tre teste attribuite a Modigliani, ma in realtà false, rappresentò uno smacco per molti studiosi. Tutto fu il frutto di tre ragazzi burloni, Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesco Ferrucci, “creatori” di una sola testa. E di un’artista mosso da ben altro proposito, Angelo Froglia.
Ripercorriamo allora la vicenda. Nel 1984 si celebrò il centenario della nascita di Amedeo Modigliani e la sua città, Livorno, era un fiorire di iniziative. Tra cui, una mostra al Museo Progressivo di Arte Moderna, curata da Vera e Dario Durbé. I quali decisero di alimentare una leggenda secondo cui Modì avrebbe gettato nel fosso quattro sculture che riteneva brutte. Dando il via, di fatto, alle operazioni di scavo.
In un clima di emozione generale, il ritrovamento in un canale di ben tre opere riconducibili allo scultore, fu considerato un segno del destino. Molti esperti e critici d’arte, tra cui Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi, le reputarono vere.
Non era così. La scavatrice del comune, che fino a quel momento trovò nulla, mise in azione, per così dire, Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesco Ferrucci. Che pensarono a una zingarata perfetta. I tre scolpirono una testa con l’aiuto di un trapano, per dar modo agli studiosi di trovare effettivamente qualcosa. Fun Fact: su questo Black & Decker impostò una campagna pubblicitaria.
L’idea la ebbe anche Angelo Froglia, ma con altri intenti. Lo scultore, infatti, volle dimostrare come fosse facile far credere a tutti che un’opera era vera. Con la complicità della stampa.
Ecco che nel fosso si ritrovarono per magia 3 teste di Modigliani. Lo scherzo andò avanti fino a quando gli studenti non vuotarono il sacco al giornalista Gianni Farneti che su Panorama scrisse.
“I ragazzi che avevano fatto questo scherzo pensavano che si sarebbe capito subito che le teste erano false e invece le presero tutti per vere. C’è un altro piccolo particolare da aggiungere. Quando cominciarono a scavare nei fossi la prima statua che venne fuori non era una delle loro, era quella dello scultore Froglia (chiamata Modì1), per cui i ragazzi all’inizio rimasero molto perplessi, pensarono che fosse una testa autentica di Modigliani La seconda testa che venne fuori fu la loro (chiamata Modì2) e poi ne venne fuori un’altra, sempre dello scultore chiamata Modì3. Quando loro capirono che nessuno metteva in discussione il fatto che le teste fossero vere e che tutta la critica italiana inneggiava alle meravigliose sculture di Modigliani, cominciarono a pensare che dovevano rivelare lo scherzo, a quel punto mi consultarono.
Parecchi giorni dopo venne fuori anche Froglia, che aveva fatto le altre due teste. In una conferenza stampa dichiarò che aveva voluto fare una provocazione artistica. Evidenziare come attraverso un processo di persuasione collettiva, attraverso la Rai, i giornali, le chiacchiere tra persone, si potevano condizionare le convinzioni della gente“.
Molti studiosi persero la faccia per non essersi accorti del falso. Vera e Dario Durbé furono indagati per truffa, ma le accuse contro di loro caddero.