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Home » Innovazione » Tecnologia » Chi era George Eastman, il fondatore della Kodak

Chi era George Eastman, il fondatore della Kodak

Ha portato la fotografia nelle vite di tutti, trasformandola in un'arte popolare. E creando la Kodak ha fondato un mito.
Silvia GrazioliDi Silvia Grazioli24 Aprile 2025
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George Eastman (fonte Digital Camera Raw)
George Eastman (fonte Digital Camera Raw)
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“Tre, due, uno… dite cheese!”. Punta e scatta, et voilà! Un ricordo per sempre in un gesto che sembra il più semplice del mondo. Ma è sempre stata così la fotografia? Non proprio, visto che i primissimi apparecchi fotografici di fine 1800 (dagherrotipi) erano molto ingombranti, pesanti e necessitavano di lunghi tempi di posa per avere una fotografia ben riuscita. Non era il massimo della vita per chi voleva un bel ricordo, immaginandola come esperienza molto scomoda in pose da stoccafissi e sotto la direzione stretta dell’artigiano fotografo che andava a immortalare la scena su pesanti lastre di metallo fotosensibili. Nei primi decenni tutte queste caratteristiche contribuirono a rendere la fotografia un servizio elitario, arrivando a costare cifre improponibili per la fascia medio-bassa della popolazione. Si può dire che ai suoi albori la fotografia era complicata e costosa. Quasi irraggiungibile ai più.

Come si potè rimediare, dunque? L’intuizione venne al mitico imprenditore statunitense George Eastman che nel 1888 inventò un tipo rivoluzionario di pellicola fotografica secca alla gelatina-bromuro, trasparente e flessibile, ma soprattutto disponibile in rotolo. Un colpo di genio, una rivoluzione pratica per risolvere il macchinoso ingombro delle lastre di metallo. Nacque così la Eastman Kodak Co., dando inizio alla produzione su grande scala delle pellicole. Eastman fin da giovane era un grande appassionato di fotografia e visse in prima persona le problematiche tecniche, prefissandosi l’obiettivo di rendere pratico ed economico il gesto fotografico, liberando l’utilizzo della fotografia ad ogni latitudine sociale.

Manifesto pubblicitario della Kodak nel 1910 (fonte Art Prints)
Manifesto pubblicitario della Kodak nel 1910 (fonte Art Prints)

La pellicola in gelatina fu infatti progettata per l’utilizzo con la nuova ed intuitiva fotocamera Kodak, un apparecchio che poteva essere facilmente trasportato e tenuto in mano durante l’uso, senza l’utilizzo di treppiedi ingombranti. “Tu premi il pulsante, noi facciamo il resto”, prometteva il riuscitissimo slogan pubblicitario della rivoluzionaria invenzione. E così fu. Dopo l’utilizzo della pellicola, ovvero dopo aver scattato tutte le 100 foto garantite nel rullino, l’intera macchina fotografica veniva restituita via posta alla sede Kodak di Rochester nella contea di New York, dove la pellicola veniva sviluppata con la realizzazione di tutte le stampe ed incluso nel prezzo veniva inserito un nuovo rullino nella macchina fotografica. Una idea geniale che permetteva ai consumatori di avere un servizio completo senza problemi e alla azienda di poter alimentare il circolo di scatto e sviluppo senza sosta.

Grazie alla invenzione della pellicola Kodak, si aprì la strada all’invenzione del fratellastro della fotocamera, la cinepresa. Grazie alla collaborazione diretta col suo inventore Thomas Edison, Eastman ha ridotto la pellicola da 40 mm a 35 mm e ciò diede facilità ad Edison nel 1891 di far conoscere al mondo il primo cortometraggio, una successione di tanti piccoli frame fotografici proiettati in tempo reale all’interno del Kinetoscopio, un dispositivo cinematografico alimentato da una sola persona e che diede l’input alle nuove invenzioni nel ramo della cinematografia.

George Eastman con Thomas Edison lavorando sulla cinepresa (fonte Library of Congress)
George Eastman con Thomas Edison lavorando sulla cinepresa (fonte Library of Congress)

Il successo della Kodak incalzò per tutto il novecento, tanto da diventare icona pop. Moltissime furono le migliorie, come il celebre lancio della pellicola Kodachrome, disponibile nel piccolo e grande formato, fu un successo incredibile tra gli amatori e i professionisti, tanto da diventare la pellicola feticcio di molti fotografi e registi di Hollywood. Nel 1969 Kodak è perfino sbarcata sulla Luna, producendo la fotocamera Lunar Orbiter I utilizzata dagli astronauti della missione Apollo 11, immortalando i fatidici primi passi dell’uomo sul suolo lunare. Sei anni dopo, Steve Sassen, un ingegnere che lavorava per l’azienda nella ricerca e sviluppo, inventò la fotocamera digitale con il primo chip elettronico che sostituiva la tanto amata pellicola fotografica che andò in pensione. Da quel momento la storia la conosciamo tutti.

Dopo quasi un secolo di affascinanti processi chimici con magico allure alchemico, il tocco dell’impressione diretta della luce su un materiale vivo come la cellulosa è andato lentamente a tramontare, lasciando il posto a centinaia di migliaia di immagini nell’etere digitale fluttuanti senza dimora nel cloud di internet. In un’epoca dove la memoria fotografica stenta ad avere un ricordo cartaceo, l’orizzonte di un ritorno all’analogico sta tracciando solchi sempre più profondi. Le nuove generazioni di giovani si avventurano tra i mercatini vintage e le soffitte dei nonni, illuminandosi gli occhi alla vista di una K. in una confezione gialla impolverata. Eastman sorriderebbe, ma si sa che la storia – come il rullino- è destinata a riavvolgersi!

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