Il Ponte sullo Stretto di Messina, un progetto discusso da decenni, sta per diventare realtà con l’avvio dei lavori previsto per l’estate 2025 e il completamento atteso entro il 2032. Prima del via libera definitivo, però, ci sono ancora due step da superare. Il primo, è il parere del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile guidato dalla premier Meloni. Una volta ottenuto il lasciapassare, l’ultimo step è quello della Corte dei Conti, che dovrà valutare la fattibilità economica.
Con un costo stimato di 13,5 miliardi di euro, finanziato da fondi pubblici italiani e contributi europei, l’opera promette di rivoluzionare i collegamenti tra Sicilia e Calabria, integrandosi nel corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete TEN-T, che unisce l’Europa da Helsinki a Palermo. L’infrastruttura, progettata dal consorzio Eurolink guidato da Webuild e con il contributo della società danese Cowi, sarà un ponte sospeso a campata unica, il più lungo al mondo con i suoi 3.300 metri di campata centrale e una lunghezza totale di 3.666 metri. Largo 60,4 metri, ospiterà sei corsie stradali, due binari ferroviari e corsie di emergenza, garantendo il passaggio di auto e treni 24 ore su 24.

Le due torri, alte 399 metri, saranno costruite con materiali avanzati per resistere a terremoti di magnitudo 7.1 e venti oltre i 200 km/h. L’area dello Stretto, infatti, è sismicamente attiva. Circa 40 km di raccordi stradali e ferroviari, in gran parte in galleria, collegheranno il ponte alle reti esistenti, come le autostrade Messina-Catania e l’autostrada del Mediterraneo.
L’opera è progettata per durare almeno 200 anni, con sistemi di monitoraggio in tempo reale per sicurezza e manutenzione. Si prevede un impatto economico significativo, con fino a 120.000 posti di lavoro durante la costruzione e un incremento annuo del PIL di circa 3 miliardi di euro. Inoltre, il ponte potrebbe avere un ruolo strategico per la NATO, grazie alla sua potenziale funzione di “dual use” per la mobilità militare, permettendo di includere parte dei costi nelle spese per la difesa.
Ci sono tuttavia molte criticità da valutare. Oltre alla questione (non da poco) dell’alta sismicità della zona, le associazioni ambientaliste esprimono preoccupazioni per l’impatto su fauna, flora e fondali marini. WWF, Lipu, Legambiente e Greenpeace hanno giusto chiesto alla Commissione europea l’apertura di una procedura di infrazione
“L’impatto ambientale del ponte è certo, documentato e, dopo anni di negazioni, ammesso dagli stessi proponenti l’opera. Per superare questa impasse è stata avviata una procedura speciale che ne consentirebbe comunque la realizzazione secondo condizioni precise fissate dalle norme comunitarie, condizioni che però non sono state rispettate“.
Anche i pedaggi e la priorità dell’opera rispetto ad altre infrastrutture locali sono temi in discussione.