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Home » Innovazione » Tecnologia » Libri antichi velenosi? Ora c’è un dispositivo che li smaschera in un lampo

Libri antichi velenosi? Ora c’è un dispositivo che li smaschera in un lampo

Il colore verde brillante usato nei rivestimenti era spesso ottenuto con arsenico e rame. Ma ora c'è un alleato tecnologico.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino9 Giugno 2025
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libri antichi con copertina verde
libri antichi con copertina verde (fonte: Unsplash)
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Sembra incredibile, ma alcuni libri antichi possono essere pericolosi per la salute. In particolare, quelli pubblicati nel XIX secolo con copertine di colore verde brillante. Il rischio deriva dai materiali usati all’epoca per decorare gli oggetti: la tinta verde più amata dai vittoriani si otteneva combinando rame e arsenico, sostanze oggi riconosciute come tossiche. Usata per carta da parati, vestiti, dolciumi e persino giocattoli, quella tinta fu impiegata anche per realizzare copertine di libri. E oggi, quei volumi si trovano ancora nelle biblioteche e negli archivi, portando con sé un’eredità invisibile ma rischiosa.

Durante il XIX secolo, l’arsenico fu mescolato al rame per ottenere il cosiddetto “verde smeraldo”, una tonalità accesa e resistente alla luce. Questo colore divenne popolarissimo e fu applicato anche alle copertine dei libri, grazie alla sua vivacità estetica. Tuttavia, l’arsenico è una sostanza tossica, e il contatto prolungato con questi materiali può causare problemi alla pelle, al fegato e ai reni, oltre a indebolire il sistema immunitario. I pigmenti presenti nei libri, col tempo, possono sfaldarsi e rilasciare particelle che vengono inalate, esponendo lettori e bibliotecari a un rischio anche senza che se ne accorgano.

Bibliotecario della St Andrews’ in azione
Bibliotecario della St Andrews’ in azione (fonte: University of St Andrews)

Per affrontare il problema, la biblioteca dell’Università di St Andrews, in Scozia, ha collaborato con fisici e chimici per sviluppare un dispositivo portatile in grado di individuare in pochi istanti la presenza del pigmento tossico. L’idea è nata da uno strumento già in uso nel dipartimento di geologia per analizzare i minerali. Si tratta di uno spettrometro in grado di leggere la riflettanza della luce sui materiali. I pigmenti, infatti, riflettono la luce in modo unico, come un’impronta digitale. I ricercatori hanno così scoperto che il verde smeraldo a base di arsenico ha un profilo riconoscibile.

La vera innovazione è che lo strumento non rovina i libri, non richiede personale specializzato e funziona in modo immediato. Quando rileva arsenico, emette una luce rossa. Se il libro è sicuro, lampeggia verde. Questo ha permesso all’università e ad altre istituzioni, come la Biblioteca Nazionale di Scozia, di catalogare in sicurezza migliaia di volumi. In passato, testare i libri era complesso e costoso, perciò molte biblioteche avevano isolato intere collezioni verdi per precauzione, limitando l’accesso alla cultura.

Oggi, grazie a questo strumento, i libri pericolosi possono essere conservati in sacchetti protettivi e consultati con guanti. Inoltre, i volumi che risultano sicuri possono tornare accessibili senza rischio per i lettori. In alcune università tedesche, come quella di Bielefeld, sono stati isolati anche 60.000 libri in attesa di test. Anche in Francia, alcuni volumi della Biblioteca Nazionale sono stati ritirati. Per sensibilizzare il pubblico, l’Università di St Andrews ha inaugurato una mostra dal titolo Poisonous books – Dangers from the past, che resterà aperta fino a luglio 2025.

 

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