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Home » Innovazione » Tecnologia » Perché il calcestruzzo dell’antica Roma era resistente? Tutta questione di tecnica (ora lo sappiamo con certezza)

Perché il calcestruzzo dell’antica Roma era resistente? Tutta questione di tecnica (ora lo sappiamo con certezza)

La combinazione di materiali e tecniche innovative ha permesso agli antichi romani di creare un calcestruzzo con proprietà eccezionali.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino12 Febbraio 2025
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Il Pantheon
Il Pantheon (fonte: Unsplash)
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Il Pantheon di Roma, con la sua maestosa cupola in calcestruzzo non armato, è una testimonianza dell’ingegneria romana che ha sfidato i secoli. Ma qual è il segreto dietro la straordinaria resistenza delle strutture romane? Recenti studi hanno svelato che la chiave risiede non solo nei materiali utilizzati, ma anche nelle innovative tecniche di produzione adottate dagli antichi costruttori.

l'interno del Pantheon
l’interno del Pantheon (fonte: Unsplash)

Gli antichi romani utilizzavano una miscela di cenere vulcanica, nota come pozzolana, e calce viva (ossido di calcio) per creare il loro calcestruzzo. La pozzolana, proveniente principalmente dalla zona di Pozzuoli, vicino a Napoli, era rinomata per le sue proprietà leganti. Quando combinata con la calce viva e l’acqua, si innescava una reazione chimica che produceva un materiale estremamente resistente e duraturo. Dove stava la magia? Nella tecnica chiamata miscelazione a caldo. Invece di utilizzare calce spenta (idrossido di calcio), mescolavano direttamente la calce viva con la pozzolana e l’acqua a temperature elevate. Questo approccio aveva diversi vantaggi:

  •  Le alte temperature favorivano reazioni chimiche che non sarebbero state possibili a temperature più basse, portando alla formazione di composti che miglioravano la qualità del calcestruzzo.
  •  Il calore accelerava il processo di indurimento, permettendo una costruzione più rapida ed efficiente.
  •  Durante la miscelazione a caldo, si formavano piccoli frammenti bianchi, noti come clasti di calce, all’interno del calcestruzzo. In passato, si pensava che questi fossero il risultato di una miscelazione imperfetta, ma ricerche recenti hanno rivelato che svolgevano un ruolo cruciale nella durabilità del materiale.

Perché erano così importanti i clasti di calce? Perché servivano come “riserva”. Quando si formavano crepe o fessure nel calcestruzzo, l’acqua poteva infiltrarsi e reagire con questi clasti, formando una soluzione ricca di ioni di calcio (più durevole). Questa soluzione, una volta indurita, si trasformava in carbonato di calcio, sigillando efficacemente le fessure e prevenendo ulteriori danni. Questo processo di “autoriparazione” garantiva la longevità delle strutture romane, permettendo loro di resistere per millenni.

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