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Home » Innovazione » Tecnologia » Perché ringraziamo sempre un chatbot anche se non è necessario?

Perché ringraziamo sempre un chatbot anche se non è necessario?

Serve o no la gentilezza con l'intelligenza artificiale? La risposta è no. Però bisogna seguire uno schema preciso.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino5 Marzo 2025
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Open AI
Open AI (fonte: Pexels)
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L’istinto di ringraziare un chatbot dopo una risposta può sembrare naturale, ma è davvero necessario? Se da un lato la cortesia è una regola implicita nelle nostre interazioni quotidiane, dall’altro non è chiaro se abbia un effetto tangibile nell’interazione con l’intelligenza artificiale. Studi recenti suggeriscono che il linguaggio educato non migliora direttamente la qualità delle risposte di un chatbot, ma può influenzare la percezione dell’utente. In sostanza, ci fa sentire meglio, rendendo l’esperienza più fluida o più frustrante a seconda di come viene gestita la conversazione. Vediamo nel dettaglio perché non è necessario ringraziare un chatbot e come il tono delle nostre richieste può cambiare l’interazione.

Le ricerche dimostrano che la cortesia nel linguaggio usato con l’IA può generare risposte più dettagliate. Questo non accade perché il chatbot “apprezza” la gentilezza, ma perché frasi educate tendono a essere più strutturate e ricche di contesto. Ad esempio, una richiesta diretta come “Dammi un consiglio” potrebbe generare una risposta generica, mentre “Potresti aiutarmi a capire come migliorare la mia autostima?” fornisce al chatbot un quadro più chiaro della richiesta, migliorando la risposta.

CHATGPT è il mio migliore amico
CHATGPT è il mio migliore amico (fonte: Pexels)

Tuttavia, anche l’eccessiva cortesia può risultare controproducente. In uno studio sull’uso della cortesia nei chatbot per il supporto alla salute mentale, è emerso che un tono troppo servile o scusante rende l’esperienza meno autentica e persino fastidiosa per alcuni utenti. Un chatbot che si scusa troppo o usa un linguaggio eccessivamente formale può sembrare condiscendente e poco credibile, mentre un’interazione più diretta viene spesso percepita come più efficace.

Un altro aspetto da considerare è la percezione umana delle risposte dell’IA. Anche se un chatbot non prova emozioni, gli utenti tendono a interpretare il tono delle risposte in base alle proprie aspettative. Un linguaggio cortese può favorire un’interazione più fluida e piacevole, ma non è un elemento essenziale per ottenere informazioni accurate.

Insomma, non c’è bisogno di ringraziare un chatbot, perché non influisce sulla sua “soddisfazione” o sulla qualità delle risposte (mettiamoci l’anima in pace). Per ottenere risposte soddisfacenti dobbiamo solo essere chiari, precisi e strutturati.

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