Oggi, in tempi di deepfake e intelligenza artificiale, ci fa sorridere pensare a quanto fossero innovativi gli effetti visivi di Forrest Gump. Eppure, ci fu grande scalpore nel vedere quanto fossero realistiche le scene in cui Tom Hanks interagisce all’interno di immagini di repertorio.
Come la protesta all’Università della Georgia nel 1961 al seguito dell’ammissione dei primi due studenti afroamericani Charlayne Hunter e Hamilton Holmes. O agli incontri alla Casa Bianca con i presidenti Kennedy, Johnson, Nixon e Reagan, o l’ospitata televisiva con John Lennon.
Oggi potrebbe sembra davvero una cosa semplice, ma Forrest Gump segnò un grande passo avanti per la computer grafica applicata al cinema a cui lavorò un nutrito team della “solita” Industrial Light and Magic capitanato da Ken Ralston, che per ottenere il risultato desiderato combinò molte tecniche come chroma key (noti anche come blue screen o green screen), image warping (manipolazione digitale di immagini), morphing (l’animazione che mostra la trasformazione di un’immagine in un’altra) e rotoscoping (la creazione fotogramma per fotogramma di immagini singole che vadano a creare l’illusione del movimento).
Altra grande sfida tecnologica fu quella di eliminare digitalmente le gambe a Gary Sinise dopo che il tenente Dan subisce l’amputazione a seguito del ferimento in Vietnam. Per le scene in sedia a rotelle, fu chiamato l’illusionista Ricky Jay per costruirne una che nascondesse gli arti inferiori.
Mentre per le parti in ospedale o in barca furono fasciate le vere gambe di Gary Sinise con delle bende blu, in modo da eliminarle digitalmente tramite chroma key (lo stesso espediente della scena della metropolitana in Ghost). Se si osserva attentamente la scena in cui Dan cade dal letto in ospedale, a un certo punto risulta abbastanza evidente che Gary Sinise usi le proprie gambe (invisibili) per aiutarsi a risalire sulla branda.
qui un video in cui Ken Talston racconta “come lo ha fatto”.