Un recente studio pubblicato su Communications Biology evidenzia che circa tre quarti dei neonati statunitensi non possiedono livelli adeguati di Bifidobacterium, batteri intestinali fondamentali per digerire il latte materno e modulare correttamente il sistema immunitario. Questa carenza è stata associata a un rischio triplicato di sviluppare allergie, asma ed eczema entro i 2 anni di età .
I ricercatori, guidati da Stephanie Culler di Persephone Biosciences e Jack Gilbert dell’Università della California a San Diego, hanno analizzato le feci di oltre 400 neonati, scoprendo che il 24% non mostra tracce rilevabili di queste specie batteriche essenziali. In particolare, la specie storicamente predominante, B. infantis, era assente nel 92% dei campioni.

Da cosa dipende tutto questo? Secondo i ricercatori, antibiotici somministrati precocemente e l’uso crescente di cibi industriali e saponi antibatterici hanno ridotto esponenzialmente l’esposizione ai bifidobatteri sia nell’ambiente sia nelle madri, complicando la trasmissione naturale nel neonato.
I bambini con bassi livelli di bifidobatteri presentano un rischio 3,3 volte superiore di sviluppare allergie o patologie respiratorie, secondo i dati statistici. L’assenza di questi batteri consente inoltre la proliferazione di microorganismi potenzialmente dannosi, compromettendo la maturazione del sistema immunitario, che ha bisogno di un “allenamento” microbiologico per funzionare correttamente.
Alcuni studi clinici sono al vaglio per capire se una combinazione di bifidobatteri, zuccheri del latte umano e vitamina D possa ripristinare un microbioma sano nei neonati. I risultati preliminari sono attesi entro fine anno.
Nel frattempo, la comunità scientifica suggerisce cautela nell’uso indiscriminato di probiotici, specialmente nei neonati prematuri, a causa di segnalazioni rare ma gravi.