Le spugne che popolano quasi ogni cucina domestica nascondono una realtà invisibile ma allarmante: sono tra gli oggetti più contaminati presenti nelle abitazioni. A confermarlo non è solo l’esperienza quotidiana, ma la ricerca scientifica. Secondo uno studio condotto da microbiologi dell’Università di Furtwangen, in Germania, e citato dall’infettivologo Matteo Bassetti, un solo centimetro cubo di spugna può contenere fino a 5,4 x 10¹⁰ batteri, una densità che si riscontra di norma solo nelle feci umane.
I ricercatori hanno sequenziato il DNA di 14 spugne usate, scoprendo la presenza di centinaia di specie microbiche, tra cui Moraxella osloensis e Serratia marcescens. Questi batteri, oltre a causare il classico odore sgradevole della spugna umida, sono anche potenzialmente patogeni, in grado cioè di provocare infezioni, soprattutto in soggetti fragili o immunocompromessi.
Un dettaglio particolarmente controintuitivo riguarda le pratiche comuni di igienizzazione. Diverse persone, nel tentativo di disinfettare le spugne, ricorrono all’acqua bollente, al microonde o a detergenti chimici. Tuttavia, secondo quanto riportato nello stesso studio e ribadito da Bassetti, queste operazioni possono avere l’effetto opposto, favorendo la proliferazione dei batteri più resistenti e riducendo la competizione con quelli meno aggressivi. In altre parole, le pratiche igieniche selezionano i microbi più pericolosi, rendendo la spugna un ambiente ancora più ostile dal punto di vista microbiologico.
La soluzione suggerita dagli esperti è sorprendentemente semplice: cambiare la spugna una volta a settimana. Nonostante possa sembrare uno spreco, si tratta in realtà di un gesto economico e altamente efficace per ridurre il rischio di contaminazioni crociate in cucina. Le spugne entrano quotidianamente in contatto con residui di cibo, superfici sporche e mani umide, creando un ambiente ideale per la proliferazione microbica.
Una soluzione diversa al cambio settimanale delle spugne, che può trasformarsi in un boomerang per la sostenibilità ambientale, è l’acquisto e uso di spugne di luffa, quindi di materiale naturale al cento per centro. Dura molto di più e si può gettare nell’umido senza rimorsi.