La scelta del lavoro potrebbe essere influenzata da fattori genetici legati a disturbi mentali, come rivela uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour.
Esaminando i dati di 421.899 persone tra britannici e americani, i ricercatori hanno trovato correlazioni tra predisposizioni genetiche a disturbi come ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività), autismo, depressione e schizofrenia e le professioni scelte. Anche se l’effetto genetico è minimo (0,4-0,5%), questa scoperta solleva questioni su come l’istruzione e l’ambiente influenzino le opportunità lavorative di chi ha queste predisposizioni.
Artisti e designer emergono come il gruppo più predisposto a disturbi mentali di vario tipo, mentre chi lavora in campo tecnologico tende ad avere caratteristiche genetiche legate all’autismo ma meno probabilità di sviluppare depressione o ADHD. Insegnanti e educatori mostrano tendenze verso ADHD e anoressia, mentre chi lavora in assistenza sociale presenta una maggiore probabilità di depressione.
Al contrario, professioni come ingegneria, sanità e finanza sono associate a una minore prevalenza di problemi mentali, probabilmente grazie a percorsi educativi più lunghi e sistematici che favoriscono una selezione basata su stabilità emotiva e capacità cognitive. Tuttavia, il sistema educativo stesso potrebbe penalizzare chi ha tratti di ADHD, limitandone l’accesso a carriere più complesse.
Secondo il dottor Georgios Voloudakis, autore principale dello studio, la ricerca non vuole stigmatizzare ma piuttosto evidenziare tendenze di gruppo. Sebbene le predisposizioni genetiche abbiano un’influenza minima, la loro interazione con fattori ambientali può generare barriere o opportunità per individui con tratti neuropsichiatrici. Ad esempio, persone con predisposizione all’ADHD potrebbero trovare difficoltà nel sistema scolastico tradizionale, riducendo le probabilità di accedere a settori come medicina, ingegneria o legge.
I ricercatori hanno sottolineato che i disturbi mentali sono fortemente ereditabili ma influenzati da fattori esterni come eventi di vita e ambiente. Nonostante alcune neuro divergenze, come l’autismo, siano congenite, altre condizioni come la depressione, si manifestano solo in presenza di specifici fattori scatenanti. Lo studio offre una nuova prospettiva su come tratti associati a vulnerabilità possano fornire vantaggi in determinati contesti lavorativi. Contribuendo così a spiegare la persistenza di queste varianti genetiche nella popolazione.
La ricerca, quindi, evidenzia l’importanza di un sistema inclusivo che riconosca e valorizzi la diversità neuropsichica. Trasformandola in un’opportunità invece che in un ostacolo.