Le banane sono un frutto pieno zeppo di nutrienti importanti. Eppure, secondo un recente studio, è proprio quello che si dovrebbe evitare nei frullati. Il motivo? La presenza di un enzima che “inattiva” le qualità degli altri frutti. La ricerca condotta dalle Università di Reading e della California mostra che l’aggiunta della banana ai frullati può vanificare gran parte dei benefici che si cercano di ottenere, soprattutto se si punta ad aumentare l’assunzione di flavanoli, sostanze note per proteggere cuore e cervello.
I flavanoli (più precisamente flavan-3-oli) sono composti naturali presenti in frutti come mele, uva, pere, mirtilli e more, ottimi per la prevenzione del declino cognitivo e nel miglioramento della salute cardiovascolare. La dose giornaliera consigliata è tra i 400 e i 600 milligrammi. Tuttavia, raggiungerla è difficile per molte persone, che spesso non consumano abbastanza frutta e verdura.
Ecco perché si usano spesso nei frullati (che sono deliziosi e facili da fare). Ma, ed eccoci alle dolenti note, la banana ha la polifenol ossidasi (PPO), l’enzima responsabile dell’annerimento della polpa una volta esposta all’aria (il trucco per non fare annerire le banane ve lo abbiamo spiegato qui), capace di degradare i flavanoli, compromettendone la biodisponibilità, ovvero l’assorbimento da parte dell’organismo.

In uno studio clinico controllato, singolo cieco e cross-over, otto uomini sani hanno consumato tre diverse versioni di un integratore di flavanoli: in capsula (gruppo di controllo), in un frullato a base di frutti di bosco (basso contenuto di PPO) e in un frullato banana-frutti di bosco (alto contenuto di PPO). I risultati sono stati inequivocabili: la concentrazione massima di flavan-3-ol assorbita nel sangue (Cmax) dopo l’ingestione della capsula è stata di 680 ± 78 nmol/L, simile a quella registrata dopo il frullato ai soli frutti di bosco. Ma nel caso del frullato con banana, i livelli sono crollati a 96 ± 47 nmol/L, con una riduzione dell’84%.
Non tutte le banane contengono la stessa quantità di PPO, ma i ricercatori hanno confermato che si tratta di uno dei frutti con attività più alta. Il problema, tuttavia, non riguarda solo le banane: anche altri ingredienti ad alto contenuto di PPO possono interferire con la biodisponibilità dei polifenoli. Quindi rinunciamo ai frullati? No! Usiamo invece frutti a basso contenuto enzimatico come ananas, mango e arancia e aggiungiamo lo yogurt come elemento cremoso.