Silvio Garattini, 95 anni, è uno dei pionieri della farmacologia in Italia. In una recente intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, ha condiviso i suoi segreti per vivere sani e più a lungo. Poco cibo e soprattutto zero medicine. Consiglio, questo, che non va inteso in opposizione al suo ruolo di presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. Anzi, sottolinea come i farmaci vadano assunti solo quando strettamente necessario. Dice nell’intervista a La Repubblica:
“Non ne prendo, a meno che non siano davvero necessarie“.
Garattini è entrato anche nel dettaglio delle sue abitudini alimentari. Che possiamo sintetizzare in, mangiare molto poco.
“Due biscotti stamane a colazione. A pranzo nulla, a volte una spremuta di frutta. Dopo cena mi alzo da tavola con un leggero senso di fame, come consigliavano i nostri nonni. Carne rossa o alcol solo raramente, ma nel caffè un cucchiaino di zucchero lo metto volentieri. Nessuna privazione, mangiare poco diventa presto un’abitudine. Infatti al ristorante non riesco quasi mai a finire il piatto“.
Dunque, il segreto per una vita lunga e sana è quello di ridurre l’apporto di cibo, tendenza che naturalmente si manifesta in vecchiaia, ma che non deve mai diventare privazione o peggio ancora, deperimento. Bisogna solo moderare gli eccessi, nutrendosi poco e bene. Insomma, è lo stile di vita a far star bene. E se si sta bene, si ricorre sempre di meno ai farmaci.
“Uno stile di vita sano previene le malattie e contrasta il mercato dei farmaci. Come tutti i mercati, lui fa di tutto per espandersi e venderci più prodotti possibili. Un anziano oggi prende in media 15 medicine. La prevenzione, in questo senso, è una rivoluzione contro il mercato dei medicinali“.
Detto da un professionista che ai farmaci ha dedicato la sua intera vita professionale è quanto mai indicativo. Garattini si laureò in medicina nel 1954 all’Università di Torino. Poi, iniziò la sua attività come assistente e poi aiuto all’Istituto di Farmacologia dell’Università degli Studi di Milano, dove rimase fino al 1962 come libero docente in chemioterapia e farmacologia.
Nel frattempo, nel 1961, fondò l’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. Esso porta il nome dell’uomo che con una generosa donazione, diede vita all’ente dedicato alla ricerca biomedica al servizio della salute pubblica.