Era l’estate del 1946 quando il sarto francese Louis Réard, diede vita a Parigi al bikini moderno. Il suo nome, come facile dedurre, deriva l’atollo di Bikini nelle Isole Marshall. In questo luogo particolare, proprio in quegli anni, gli americani portavano a termini degli esperimenti nucleari. E, secondo Réard, questo tipo di costume – che in seguito fu sdoganato da Brigitte Bardot – avrebbe avuto degli effetti esplosivi.
E mai profezia fu più giusta. Per ottenere l’effetto desiderato, comunque, il sarto decide di revisione quello che veniva chiamato l’Atome. Si tratta di un modello precedente pensato e realizzato da Jacques Heim, un costume già sufficientemente ridotto che, però, Réard rende ancora più piccolo. Le sue dimensioni sono così minime che non riesce a trovare nessuna modella o attrice disposta ad indossarlo.
Per questo motivo, finisce con l’ingaggiare Micheline Bernardini, spogliarellista del Casino de Paris. A causa di un differente senso del pudore, però, il bikini non ottiene subito un grande successo. Negli Stati Uniti, infatti, il costume viene aspramente criticato tanto da essere proibito durante il concorso di Miss Mondo. È il 1951 e questo indumento scandaloso viene addirittura proibito sulle spiagge d’Italia, Spagna, Portogallo e nella costa atlantica della Francia come in diversi stati degli USA.
A sdoganarlo ufficialmente e farlo diventare un segno di indipendenza sono le immagini di Brigitte Bardot nel film Piace a Troppi. Il successo di questa pellicola e la bellezza della Bardot riescono ad aprire il mercato americano. Una conversione considerata definitiva quando nel 1960 esce la canzone Brian Hyland, Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka Dot Bikini. Da quel momento il bikini non ha mai smesso di essere in auge.