I lacci per le scarpe rappresentano una delle invenzioni più semplici eppure essenziali della storia dell’umanità. Anche se oggi esistono alternative come il velcro o i sistemi di chiusura automatica, i lacci rimangono il metodo più diffuso per assicurare le calzature ai piedi. Ma chi li ha inventati? E quando sono apparsi per la prima volta?
Le prime tracce storiche dell’uso dei lacci risalgono a oltre 5.000 anni fa. Il più antico esempio conosciuto è rappresentato dalle scarpe di Ötzi, l’Uomo del Similaun, una mummia naturale rinvenuta sulle Alpi nel 1991 e vissuta circa nel 3.300 a.C. Le sue calzature erano composte da suole in pelle e un sofisticato sistema di allacciatura con stringhe in fibre vegetali. Questo dimostra che già in epoca preistorica si sentiva la necessità di fissare le scarpe in modo stabile.

Tuttavia, il concetto moderno di lacci come li si conosce oggi iniziò a diffondersi nel Medioevo. Prima di allora, le calzature erano spesso chiuse da fibbie o stringhe di cuoio intrecciate. Con il tempo, la necessità di una maggiore adattabilità e comfort portò alla creazione di veri e propri fori nei materiali delle scarpe, attraverso i quali far passare lacci in cuoio o tessuto.
Un punto di svolta avvenne nel 1790, quando l’inglese Harvey Kennedy brevettò il laccio per scarpe moderno. A lui si deve l’introduzione delle estremità rivestite da aghetti, oggi chiamati “punta dei lacci” o “aglet” in inglese, che facilitano l’inserimento nei fori delle scarpe e ne prevengono lo sfilacciamento. Sebbene il brevetto non fosse rivoluzionario, l’idea contribuì alla diffusione di questo metodo di chiusura, che divenne standard nelle calzature del XIX secolo.
Oggi esistono lacci di diversi materiali, dalle classiche fibre tessili alle versioni elastiche o siliconiche per chi cerca maggiore praticità. La loro funzione resta immutata: garantire una calzata regolabile e sicura. Un’invenzione antichissima, ma ancora insostituibile.