È risaputo che la storia della moda sia fatta di rivoluzioni all’apparenza formali ma, di fatto, con un grande significato sociale, soprattutto per quanto riguarda il mondo femminile. Tra questi atti innovativi apportati con ago e filo, però, esiste una vicenda scandalosa destinata a cambiare l’eleganza maschile. Si tratta della nascita del cappello a cilindro, accessorio destinato a sconvolgere la benpensante società vittoriana,
L’inizio di questa storia si deve a John Hetherington, un cappellaio londinese della fine del XVIII secolo. Si racconta che il 15 gennaio 1797, sfidando le convenzioni dell’epoca, decide di presentare in pubblico un cappello completamente innovativo: alto, rigido, con una tesa ampia e realizzato in lucida seta, in netto contrasto con i tradizionali modelli in feltro o pelliccia.
Questa audace creazione suscita immediatamente un vero e proprio scandalo. Hetherington, infatti, viene addirittura arrestato e multato per aver turbato l’ordine pubblico con il suo abbigliamento eccentrico. Nonostante le polemiche, però, il suo cappello inizia ad attirare l’attenzione, diventando un simbolo di ribellione e modernità.
Per quale motivo, però, un semplice copricapo riesce a scatenare tutto questo fervore culturale e sociale? È bene ricordare che, fino a quel momento, i cappelli maschili avevano una funzione essenzialmente pratica: ossia ripararsi dalla pioggia e dal sole. Il cappello a cilindro, invece, fa la sua comparsa come un accessorio eccentrico ed appariscente, assolutamente inadatto ad un gentiluomo.
A questo, poi, si aggiunge anche il fatto che l’uso di un cappello così pretenzioso e costoso viene visto come un segno di vanità, in contrasto con i valori di sobrietà e modestia del tempo. Nonostante tutto questo, il cilindro è destinato a sopravvivere alla moralità vittoriana, diventando un simbolo di eleganza tanto amato dal cinema in bianco e nero degli anni venti.