Le donne tendono a vivere più a lungo e a subire un invecchiamento cerebrale meno marcato rispetto agli uomini. Questa differenza potrebbe essere legata alla genetica e, in particolare, al cromosoma X. Un recente studio ha scoperto che il cosiddetto “X silenzioso” potrebbe non essere così inattivo come si pensava: con l’avanzare dell’età, alcuni geni si riattivano nel cervello, offrendo un vantaggio biologico alle donne. Questo fenomeno, osservato sia nei topi che negli esseri umani, potrebbe spiegare perché le donne mostrano un declino cognitivo più lento e hanno un rischio ridotto di sviluppare malattie neurodegenerative.
Nel cervello femminile, il cromosoma X gioca un ruolo fondamentale. Le donne possiedono due cromosomi X, uno attivo e uno generalmente inattivo. Tuttavia, con l’invecchiamento, alcuni geni dell’X inattivo possono “sfuggire” alla loro condizione di silenzio, riattivandosi e contribuendo alla funzione cerebrale. Per verificare questa ipotesi, i ricercatori hanno analizzato il cervello di topi femmina, confrontando l’attività genetica di giovani e anziani. Attraverso il sequenziamento dell’RNA in 40.000 cellule ippocampali, hanno scoperto che tra il 3% e il 7% dei geni del cromosoma X inattivo riacquistavano espressione nelle cellule cerebrali più anziane, specialmente nei neuroni del giro dentato e negli oligodendrociti.

L’ippocampo è una regione del cervello cruciale per l’apprendimento, la memoria e l’elaborazione emotiva. L’attivazione tardiva di questi geni potrebbe avere effetti neuroprotettivi, rallentando il declino cognitivo legato all’età. Uno di questi geni, PLP1, si è rivelato particolarmente interessante. Esso è coinvolto nella produzione della mielina, la guaina che protegge i neuroni e permette una comunicazione più efficiente tra le cellule cerebrali. Un aumento dell’espressione di PLP1 è stato osservato nel para ippocampo delle donne anziane, suggerendo che questo meccanismo potrebbe fornire loro un vantaggio biologico rispetto agli uomini.
Per verificare se l’aumento dell’espressione del gene PLP1 potesse effettivamente migliorare la funzione cognitiva, gli scienziati hanno condotto esperimenti su topi invecchiati, sia maschi che femmine. Aumentando artificialmente i livelli di PLP1 nei loro cervelli, hanno osservato un miglioramento delle capacità di apprendimento e memoria. Questo suggerisce che il gene potrebbe essere un possibile bersaglio per futuri trattamenti mirati a contrastare l’invecchiamento cerebrale e le malattie neurodegenerative.
Questi risultati aprono nuove prospettive nella ricerca sulla salute cerebrale e sul ruolo specifico della biologia femminile nell’invecchiamento. Sebbene storicamente lo studio della biologia femminile sia stato trascurato in ambito medico e scientifico, questa ricerca sottolinea l’importanza di approfondire il ruolo del cromosoma X nell’invecchiamento del cervello. E nella protezione dalle malattie neurodegenerative.