Di cosa parliamo quando ci riferiamo al termine chemsex? Il significato di questa nomenclatura in lingua inglese fa riferimento ad una pratica sessuale nella quale solitamente, nell’intercorrere del rapporto sessuale, i due partner fanno uso di sostanze psicoattive di vario tipo. Solitamente più diffuso nel mondo LGBTQ+, il chemsex prevede l’uso di sostanze quali essenzialmente la metanfetamina, il mefedrone, il GHB e il GBL, la ketamina e la cocaina, è intenzionale e avviene prima o durante i rapporti sessuali.
Come spiega InfoDrog., il chemsex è considerato l’insieme di quelle pratiche sessuali, perlopiù messe in atto da due o più partner di sesso maschile, che prevedono l’uso consensuale o involontario di sostanza psicoattive a cavallo tra la ricerca ricreativa del rapporto intimo e la vera e propria dipendenza. L’uso di sostanze psicoattive utilizzate durante delle pratiche sessuali, invece, può avvenire in diversi contesti tra persone di ogni genere; difatti, la scelta delle sostanze psicoattive può essere involontaria, intenzionale oppure legata alla ricerca di determinati scopi di tipo sessuale.
Ad esempio, nella pratica del chemsex si può spaziare dall’assunzione dello champagne per diventare più socievoli, all’MDMA per aumentare il bisogno di prossimità, fino ad arrivare addirittura alla cocaina per acquisire fiducia in sé stessi; come suggeriscono gli esperti, qualsiasi uso di sostanze può essere alla base della ricerca di un obiettivo di tipo sessuale, che sia puramente a scopo di semplice divertimento e “sballo”, fino alla grave dipendenza da queste droghe.
Dei rischi e delle possibili conseguenze di questa pratica sessuale così come delle sue implicazioni socio-culturali nel mondo intimo LGBTQ+, ne parla anche l’interessante documentario dal titolo Chemsex, attualmente disponibile su Prime Video. A proposito di sesso, conoscevate già cosa significa la pratica del “Bud Sex” tra maschi eterosessuali?