Guardare contenuti pornografici attiva immediatamente diverse aree del cervello, in particolare quelle legate al sistema della ricompensa, come il nucleo accumbens, l’amigdala, il corteccia prefrontale e l’insula. Queste aree sono responsabili dell’elaborazione del piacere, della motivazione e delle emozioni. Secondo uno studio pubblicato su JAMA Psychiatry, l’esposizione ripetuta a stimoli pornografici può indurre una risposta dopaminergica simile a quella provocata da sostanze psicoattive, stimolando il rilascio di dopamina, il principale neurotrasmettitore del piacere.
Una ricerca condotta dal Max Planck Institute for Human Development ha evidenziato che un uso prolungato e frequente di pornografia online può essere correlato a cambiamenti nella struttura cerebrale, in particolare a una riduzione della materia grigia nel cervello prefrontale, l’area deputata all’autocontrollo e al processo decisionale. Tali modifiche, sebbene reversibili in molti casi, suggeriscono che l’abitudine possa incidere sulla neuroplasticità del cervello, ovvero sulla sua capacità di modificarsi in risposta agli stimoli.
Il consumo di pornografia può inoltre rafforzare il condizionamento erotico, rendendo il cervello più reattivo a certi stimoli visivi e meno sensibile a forme più “reali” o relazionali di intimità. Ricordate l’episodio di Sex and the City in cui Miranda usciva con un ragazzo che riusciva ad avere rapporti solo guardando un porno? Proprio questo.

Nei soggetti con dipendenza da pornografia si osserva una iperattivazione dell’amigdala e del sistema limbico, aree tipicamente coinvolte anche nei meccanismi di craving (ovvero fame) nelle dipendenze da sostanze.
L’esposizione prolungata a contenuti pornografici può ridurre la capacità di controllo degli impulsi e di valutazione critica. Questo è particolarmente evidente in soggetti giovani, nei quali il cervello è ancora in fase di maturazione. La letteratura scientifica suggerisce che l’attività cerebrale osservata nei consumatori problematici di pornografia condivide tratti con quella osservata nei disturbi da uso di sostanze.
C’è differenza tra uomini e donne quando si parla di fruizione di contenuti pornografici? Sì. Mentre gli uomini mostrano un’attività più marcata nel sistema limbico e nel centro della ricompensa, le donne tendono ad attivare in misura maggiore le aree della corteccia frontale associate all’elaborazione emotiva e alla valutazione del contesto. Tali differenze sono state documentate in risonanze magnetiche funzionali (fMRI) analizzate da diversi studi europei, tra cui quelli dell’Università di Groningen (Paesi Bassi).
La comunità scientifica non è unanime nel considerare l’uso di pornografia come patologico. Mentre alcuni studi supportano l’esistenza di una dipendenza comportamentale da pornografia, altre ricerche – come quelle pubblicate dall’American Psychological Association – sottolineano la necessità di distinguere tra consumo problematico e uso occasionale, privo di effetti clinicamente rilevanti. In ogni caso, l’uso eccessivo può influenzare la salute sessuale, l’umore, l’autostima e le relazioni affettive.