A spasso con Daisy, il film con Morgan Freeman, Jessica Tandy e Dan Aykroyd, finisce con una scena tra la ricca vedova Daisy Wertham e il suo ex autista tuttofare Hoke: i due, ormai invecchiati, non si frequentano più assiduamente come un tempo: Hoke, che non è più in grado di guidare a causa della progressiva perdita della vista, ma ogni volta che può, fa visita alla signora Daisy, confinata in una casa di riposo. L’ultima scena è ambientata nel Giorno del Ringraziamento del 1973: Hoke aiuta Daisy a mangiare un pezzo di torta, e di seguito vediamo sullo schermo un’immagine della prima auto con cui Hoke ha fatto da autista a Daisy, una Hudson Commodore del 1949.
Costretta a servirsi di un autista dopo aver distrutto la sua auto per un errore nell’inserimento di una marcia, l’austera e burbera Daisy Wertham sulle prime è riluttante a ricevere l’aiuto di un estraneo, peraltro di colore (il film è ambientato nel Sud degli Stati Uniti, e si svolge per la maggior parte fra gli anni ’50 e ’60 del ‘900) ma col tempo stringe un legame importante con l’uomo.
Dopo l’improvvisa morte della fidata domestica Idella, Daisy farà di Hoke il suo cuoco, e il rapporto continuerà, fra alti e bassi per molti anni. Il film da questo momento in poi utilizza in maniera accentuata lo stratagemma dei salti temporali, per mostrare alcuni momenti chiave della vita di Daisy e Hoke; infatti i due lungo gli anni supereranno prove importanti, fra cui una grave tempesta di neve che paralizza le linee elettriche, e soprattutto, l’attentato alla sinagoga di Atlanta, ad opera di un gruppo di estremisti; l’evento, realmente accaduto, porterà la stessa Daisy, di ascendenza ebrea, a riflettere sul significato della discriminazione razziale, e ad acquisire una maggiore sensibilità sui temi dell’integrazione, pur se con qualche riserva.
Tempo dopo, Daisy si farà portare da Hoke a una cena di gala che ha come ospite d’onore Martin Luther King, il famoso reverendo afroamericano, icona della lotta per i diritti civili delle persone di colore. La donna, però, troverà il coraggio di invitare apertamente Hoke alla cena solo all’ultimo momento (i commensali sono infatti quasi tutti bianchi): l’uomo, offeso per il trattamento subito, rifiuta, e ascolta il discorso di Martin Luther King chiuso da solo in auto.
Anni dopo, Hoke, rincasando, trova Daisy in evidente stato confusionale: la donna, ormai molto anziana, credendo di essere ancora un’insegnante, cerca freneticamente i compiti degli alunni da correggere, e non trovandoli, entra in uno stato di agitazione; allo stesso tempo, però, si rende conto che qualcosa non va e per questo teme di essere considerata pazza e condotta in manicomio: sospesa tra queste due incertezze, cerca conforto in Hoke, definendolo il suo miglior amico. Passano ancora molti anni; la casa in cui Daisy ha vissuto per anni è ormai spoglia e, dopo essere stata venduta, è in attesa che il nuovo proprietario ne prenda possesso. Lungo i corridoi vuoti, Hoke, ormai non più in grado di guidare per il deterioramento della vista si incontra con Boolie, il figlio di Daisy, che lo accompagna, in occasione del Ringraziamento, a trovare la madre, che vive ormai da tempo in una casa di riposo. Esauriti i necessari convenevoli, Daisy congeda il figlio per rimanere sola con Hoke. I due, ormai vecchi e stanchi, ricordano i tempi passati davanti a un pezzo di torta.
A spasso con Daisy ha ricevuto nove nomination agli Oscar 1990, vincendone quattro, fra cui quello per il Miglior film. Proprio questo riconoscimento generò all’epoca una importante polemica tra gli addetti ai lavori: l’assenza di Fa’ la cosa giusta di Spike Lee tra i cinque migliori film nominati, infatti, fece storcere il naso: il film affronta infatti in maniera più cruda e diretta le stesse tematiche razziali che fanno da sottofondo alla pellicola. L‘indignazione generale raggiunse livelli talmente alti che l’attrice Kim Basinger (icona sexy degli anni ’80) chiamata sul palco proprio per presentare il premio al Miglior film, pronunciò parole di condanna inaspettate e molto forti: “Abbiamo qui cinque grandi film, cinque film che raccontano una verità; ma da questa lista manca un film, che meriterebbe di esserci, perché, ironicamente, è il film che racconta la verità più importante di tutte; sto parlando di Fa’ la cosa giusta!“. Lo stesso Morgan Freeman, che all’epoca dell’uscita di A spasso con Daisy si era rifiutato di considerare il suo ruolo solamente un richiamo non realistico alla nostalgia, qualche anno dopo parlò del film come di un errore, che lo portò a essere poi per molti anni “rinchiuso” in ruoli da vecchio saggio e posato.