L’attimo fuggente, indimenticabile film del 1989 interpretato da Robin Williams ruota attorno al grande potere della poesia e delle parole. Le uniche attività che possono dare senso alla vita dell’uomo. Il suo significato, quindi, è tutto concentrato in quelle due parole latine, Carpe diem, che il professor John Keating, docente di letteratura della prestigiosa Weston negli anni ’50, insegna ai suoi ragazzi. Ovvero, cogli l’attimo. Un invito, fatto attraverso la lirica di Orazio, a vivere appieno, senza paura. Perché donne e uomini sono “cibo per vermi”. E invece, tutte e tutti possono rendere straordinaria la loro vita.
Il messaggio del professor Keating viene assorbito da alcuni dei suoi studenti, futuri rappresentanti della classe dirigente americana e per questo già obbligati da famiglia e docenti a non seguire la passione. Parte di loro va a ricostituire La setta dei poeti estinti, un circolo culturale che si raduna nei boschi di notte per parlare di arte e poesia. E da questa novità, ovviamente malvista dal preside della scuola, traggono una forza incredibile.
Neil (Robert Sean Leonard) si ribella a suo padre e decide di diventare un attore teatrale. Knox (Josh Charles), invece, si dichiara a una bellissima ragazza fidanzata con un bullo energumeno. Mentre il fragile Todd (Ethan Hawke) finalmente trova il coraggio di esprimere sé stesso e di liberarsi così dall’ombra del celebre fratello maggiore.
Queste grandi rivoluzioni, però, nulla possono davanti alla tragedia di Neal che, messo alle strette dal padre, si uccide. Il preside della scuola giudica responsabile dell’accaduto il professor Keating, poiché avrebbe riempito la testa di Neil di fandonie e fantasie, causando indirettamente il suicidio. Per questo abbandona la scuola. Non prima, però, di aver ricevuto un ultimo saluto dai suoi ragazzi. Che salgono sui rispettivi banchi e dedicano all’amato professore il verso di Walt Withman, “O Capitano! mio Capitano!“.