Come forse alcuni di voi sapranno, Checco Zalone, all’anagrafe Luca Pasquale Medici, si è laureato in Giurisprudenza, nel 2005, con una tesi in Diritto del lavoro, conseguendo un voto su cui aleggia una lieve vena di mistero; in un’intervista del 2016 a Repubblica, infatti, Zalone riferisce di aver concluso l’università con 104 su 110, ringraziando gli sforzi dell’amata zia Lina, dirigente di Polizia, che gli ha pagato gli studi: “È la sorella di papà. Poliziotta. In pensione come vicequestore. Mi ha fatto studiare. A lei devo la laurea in legge. Ancora adesso vorrebbe che facessi il concorso in magistratura”.
Il comico pugliese aveva anche parlato della sua gioventù da studente, anche in altre occasioni dichiarando un voto di laurea addirittura inferiore, pari a 102 su 110: “Ci ho messo ben sette anni a laurearmi e il ricordo più bello è il giorno della laurea: ricordo ancora oggi che la mia esposizione teatrale lasciò la commissione a bocca aperta. Tanto che riuscii a prendere 102 pur partendo da una media bassa. Sempre a Repubblica, Zalone ha descritto così il suo rapporto con la facoltà di Legge: “Della Giurisprudenza mi piaceva il Diritto penale, che è filosofia: il reato, la legittima difesa, e poi, ovviamente, mi affascina l’incapacità di intendere e di volere”.
Subito dopo la laurea però sarebbe arrivata l’occasione di una vita, la chiamata di Gino e Michele a Zelig: “Dopo la laurea, mia zia stava cercando ‘l’avvocato buono” per farmi fare la ‘pratica legale’, cioè non essere pagato, ma da uno bravo. Poi Gino e Michele mi dissero che mi facevano un contratto; per un po’ di tempo ho fatto il pendolare Bari – Milano in treno; poi, i soldi sono finiti e loro mi hanno aiutato, con un assegno da 3-4000 euro. Così è iniziata la mia carriera, che comunque un giorno potrebbe finire; e allora io potrei tornare a fare l’avvocato“.
Sui lavori fatti prima di diventare celebre, Checco Zalone ha rivelato “lavoravo. Facevo, come papà, il rappresentante di medicinali. E la sera cantavo in pizzeria per 70 euro. Sono stati gli anni più bui della mia vita. Allora andavano di moda i cerotti sul naso per non russare. Li aveva usati non ricordo quale calciatore. Ovviamente non funzionavano. Ma nelle farmacie ne ho piazzati tantissimi. Poi però quando tornavo scoprivo che non li aveva comprati nessuno. E me li tiravano dietro“.