Il 5 agosto 1962, il mondo si sveglia con una notizia destinata a fare la storia: Marilyn Monroe è morta. Il suo corpo viene trovato senza vita nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles, a soli 36 anni. L’attrice, icona di sensualità e vulnerabilità, simbolo di un’epoca e donna dal talento spesso oscurato dalla sua immagine pubblica, è dichiarata morta per “probabile suicidio” da overdose di barbiturici. Ma la sua scomparsa ha alimentato per decenni teorie, sospetti e dubbi, rafforzando il mito della diva fragile e incompresa.
Secondo la versione ufficiale, è la sua governante, Eunice Murray, a trovare Marilyn priva di sensi nella sua camera da letto, con la porta chiusa a chiave. Sono circa le 3 del mattino. I soccorsi vengono chiamati subito, ma è inutile. Il medico legale della contea di Los Angeles, Thomas Noguchi, conduce l’autopsia e stabilisce che la causa della morte è proprio un’intossicazione acuta da barbiturici: nel suo organismo sono rilevate dosi letali di Nembutal e idrato di cloralio, entrambi sedativi.

Tuttavia, fin da subito, non mancano le incongruenze. La scena della morte è alterata prima dell’arrivo della polizia, e ci sono discrepanze nelle testimonianze. Alcuni dettagli, come l’assenza di residui dei farmaci nello stomaco, alimentarono il sospetto che Marilyn sia stata uccisa e che i medicinali le siano stati somministrati per via rettale o endovenosa.
Negli anni, numerose inchieste giornalistiche e documentari hanno cercato di far luce sui lati oscuri della vicenda, ma senza risultati definitivi. Il caso, dunque, viene ufficialmente chiuso come suicidio e mai riaperto. Tuttavia, il fascino intramontabile di Marilyn Monroe e il mistero che circonda la sua morte continuano ad attirare attenzione e a suscitare interrogativi.
Ciò che resta, oltre alla tragica fine, è la complessa figura di Norma Jeane Baker, donna sensibile e tormentata, spesso sola dietro al sorriso della star. La sua morte è stato l’epilogo di una vita segnata da insicurezze, fragilità emotive, dipendenze e un bisogno disperato d’amore.