Debbie Harry, uno dei volti più iconici della scena musicale e culturale degli anni ’70 e ’80, ha compiuto 80 anni. Bionda platino, sguardo tagliente, presenza magnetica, ha saputo unire talento musicale, carisma e un’estetica punk-glam che ha influenzato generazioni di artisti e fashion designer. La sua storia personale e artistica è il ritratto vivo di una donna che ha attraversato la musica rock, la disco, la new wave e l’elettronica senza mai perdere la propria identità.
Nata il 1° luglio 1945 a Miami, Debbie viene adottata da una coppia del New Jersey e cresce a Hawthorne, prima di trasferirsi a New York negli anni Sessanta. Lavora come segretaria, cameriera e persino come coniglietta al Playboy Club, ma la sua vera vocazione rimane la musica. Dopo alcune esperienze nei gruppi folk e rock, nel 1974 fonda i Blondie insieme al chitarrista Chris Stein, con cui condivide anche una lunga relazione sentimentale.

La band diventa presto uno dei gruppi di punta della scena del CBGB, il leggendario locale newyorkese che lancia anche i Ramones e i Talking Heads. Ma a differenza di molte band punk, iBlondie sanno contaminare suoni pop, reggae e disco. Heart of Glass del 1978, in particolare, segna una svolta. Si tratta di un brano disco con venature elettroniche che conquista le classifiche di tutto il mondo. Seguono, poi, altri successi come Call Me, Atomic, The Tide Is High e Rapture.
Debbie Harry, però, non è stata solo una frontwoman ma anche il volto e l’anima visiva della band. Una sorta di musa punk-glam, capace di passare da look androgini a mise da pin-up, ispirando fotografi come Andy Warhol e designer come Vivienne Westwood.
Negli anni ’80 e ’90, poi, si dedica anche al cinema e alla carriera solista, collaborando con artisti come Giorgio Moroder e Iggy Pop, e recita in film di registi visionari come John Waters e David Cronenberg. Per finire, nel 1999, i Blondie tornano sulle scene con il singolo Maria, ritornando in vetta alle classifiche britanniche. Harry, poi, ha continuato a esibirsi e a pubblicare musica anche negli anni Duemila, mantenendo un’aura di integrità e indipendenza rara nel mondo dello spettacolo.
A 80 anni, dunque, è ancora un simbolo di libertà creativa e resistenza culturale. Con la sua autobiografia Face It ha raccontato senza filtri una vita segnata da successi e cadute, da battaglie contro le dipendenze, dalla lotta per la parità nel mondo della musica. Ma anche da un’incredibile capacità di reinventarsi. Non è solo una leggenda del rock: è una pioniera dello stile e del pensiero femminile fuori dagli schemi.