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Home » Spettacolo » Di cosa parla Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini?

Di cosa parla Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini?

Ecco la storia di Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, in cui la regista parla, tra le altre cose, del rapporto con il padre, Luigi.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino6 Settembre 2024
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il tempo che ci vuole
Una scena di Il tempo che ci vuole (fonte: 01 Distribution)
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Presentato fuori concorso all’81.ma Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Il tempo che ci vuole è un delicato racconto biografico diretto da Francesca Comencini. La regista mette in scena parte della sua vita giovanile. E soprattutto il rapporto con il padre, Luigi Comencini, autore tra i più amati del nostro cinema, autore di opere memorabili come Pane, amore e fantasia, e Pane, amore e gelosia, Tutti a casa, Le avventure di Pinocchio e La donna della domenica.

A vestire i panni della protagonista è Romana Maggiora Vergano, nel cast del film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani. Mentre Luigi Comencini è interpretato da Fabrizio Gifuni. Racconta Francesca Comencini in una nota:

“Questo film è il racconto molto personale di momenti con mio padre emersi dai ricordi e rimasti vividi e intatti nella mia mente. Un racconto personale che credo però trovi la giusta distanza nel fatto che in mezzo al padre e alla figlia c’è sempre il cinema come passione, scelta di vita, modo di stare al mondo. Intorno gli anni delle stragi, delle rivoluzioni sociali, della comparsa delle droghe, che stravolsero la vita di una intera generazione“.

Fabrizio Gifuni e Francesca Maggiora Vergano in Il tempo che ci vuole
Fabrizio Gifuni e Roman Maggiora Vergano in Il tempo che ci vuole (fonte: 01 Distribution)

Nel trailer del film la droga aleggia come uno spettro angosciante, senza tuttavia essere esplicitamente citata. Nell’Italia degli anni ’70 e ’80, però, l’eroina fu responsabile della morte di moltissime ragazze e ragazzi. Tra questi, anche il celebre cronista di Paese Sera e La Repubblica Carlo Rivolta, che a Francesca Comencini è stato legato sentimentalmente. Comencini, quindi, vive in prima persona quel senso di angoscia e paura. Lo stesso che emerge nel film nel rapporto con un padre profondamente affettivo che pur di salvarla, la porta con sé a Parigi.

Il contraltare del vuoto, dunque, è il cinema con i suoi giochi e le sue storie. Come quella dell’indimenticabile Pinocchio che fa capolino qua e là. Aggiunge Comencini a Elle:

“Nel mio passato ho fatto grosse cazzate. Le scene che mi hanno riportato agli anni della droga sono state difficili e dolorose, perché avevo fatto tanta fatica a disfarmene. Sono i passaggi in cui il rapporto con mio padre diventa aspro e conflittuale. Il cinema ha salvato la vita di mio papà e la mia“.

Il film uscirà il prossimo 26 settembre.

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