In fiamme di Jorge Torregrossa finisce con Rosa in lacrime dopo aver incontrato in carcere la figlia Sofia. Rosa, infatti, è stata condannata a 25 anni di prigione per aver ucciso il compagno Pedro con l’aiuto dell’amante Alber. Un epilogo drammatico, questo, ispirato a un vero fatto di cronaca avvenuto a Barcellona, il cosiddetto delitto della guardia. La miniserie di Netflix si apre con il ritrovamento del cadavere di Pedro (José Manuel Poga), un agente di polizia, scomparso da alcuni giorni dopo un litigio con la compagna Rosa (Úrsula Corberó).
Il corpo, ormai carbonizzato, si trovava all’interno di una macchina parcheggiata nel bacino idrico della città catalana. Solo la presenza di una protesi medica numerata, inserita durante un intervento alla schiena, ha potuto aiutare gli inquirenti con l’identificazione.
Rosa è addolorata dalla notizia, anche perché qualche ora prima aveva ricevuto una serie di messaggi da Pedro che le diceva di non preoccuparsi. Le indagini della sezione investigativa di Barcellona, guidate da Ester (Eva Llorach) si indirizzano quindi su un possibile legame con dei pericolosi narcotrafficanti.
Tuttavia, giorno dopo giorno, emergono dei dettagli inquietanti relativi al rapporto tra Rosa, agente di polizia bellissima e disinibita, e il collega e vecchio interesse amoroso della donna Alber (Quim Gutiérrez). I due sono uniti più che mai dopo la morte di Pedro e grazie a una serie di flashback scopriamo che hanno continuato la loro relazione, nonostante il rapporto di Rosa e Pedro. Con un’azione subdola, Rosa prova a convincere Ester che l’autore dell’omicidio possa essere l’ex marito Javi (Isak Férriz), con il quale si contende aspramente la custodia della figlia Sofia. In questo modo toglierebbe di mezzo il rivale, uscendone immacolata.
Il movente passionale, però, non convince l’ispettrice che in poche mosse scagiona l’uomo. Le bugie e il comportamento anomalo di Rosa, spingono invece Ester a indagare su di lei. In effetti, la piccola Sofia racconta a nonno Juan, padre di Rosa, di aver visto la madre sporca di sangue. E di aver sentito dei rumori terribili dal seminterrato della loro casa, proprio qualche ora prima della sparizione di Pedro. Grazie alla triangolazione dei cellulari, Ester scopre che Rosa e Alber, assieme al telefonino di Pedro, erano nello stesso luogo la notte della scomparsa dell’uomo. Tanto basta per fermarli in via cautelativa.
Gli agenti della scientifica allora analizzano il seminterrato e scoprono tracce di sangue, benché i muri fossero stati ridipinti di fresco. Rosa e Alber hanno in qualche modo ucciso Pedro, hanno eliminato il cadavere e imbastito un finto alibi utilizzando il cellulare dell’uomo per mandare falsi messaggi ad amici e familiari. In carcere i due amanti si accusano a vicenda. Rosa confessa che è stato Alber a uccidere Pedro, per motivi di gelosia. Alber invece dichiara di aver solo aiutato la donna a occultare il cadavere del compagno, da lei ucciso.
Il dibattimento in aula tiene col fiato sospeso tutti, ma non si allontana da questo canovaccio. La giuria considera entrambi colpevoli e condanna Rosa a 25 anni di prigione e Alber a 20. Dopo i primi anni di detenzione, Rosa finalmente decide di incontrare la figlia, ormai adolescente. La ragazza disprezza la madre per non averla voluta vedere prima. Rosa, fino a quel momento sempre spavalda e sicura di sé, piange disperata.