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Home » Spettacolo » Censurato, ribelle, libero: Kneecap, dal rap in gaelico alla Palestina la storia vera che scuote il cinema

Censurato, ribelle, libero: Kneecap, dal rap in gaelico alla Palestina la storia vera che scuote il cinema

Ecco la vera storia di Kneecap, il film che racconta l’incredibile vicenda dell’omonimo trio rap di Belfast.
Martina SulasDi Martina Sulas28 Agosto 2025
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Una scena di Kneecap
Una scena di Kneecap (fonte: Europictures)
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Arriva nelle sale italiane Kneecap, il film che racconta l’incredibile (e vera) storia dell’omonimo trio rap di Belfast. Ma definirlo un semplice biopic musicale sarebbe un errore grossolano. Questa pellicola è una bomba satirica, un atto d’accusa feroce contro il colonialismo britannico, una dichiarazione d’amore alla lingua irlandese e, insieme, un ritratto caotico e geniale di una generazione cresciuta sotto controllo, ma mai domata. È un film che fa ridere, pensare, e arrabbiare – spesso nello stesso minuto.

Diretto da Rich Peppiatt, Kneecap è interpretato dai veri protagonisti: Móglaí Bap, Mo Chara e DJ Próvaí. I tre rapper interpretano sé stessi in una narrazione che alterna momenti inventati a episodi realmente accaduti, restituendo con lucidità e ironia il percorso che li ha portati a diventare il gruppo più radicale e censurato d’Irlanda. La loro arma principale è il gaelico, lingua vista per anni come antiquata o relegata ai banchi di scuola, che loro hanno riportato in strada, nelle rime, nei club, facendone un simbolo di resistenza e identità.

Il film nasce dopo che Peppiatt, ex giornalista inglese, assiste a un loro concerto. Capisce subito che quella dei Kneecap non è solo una storia musicale, ma politica, linguistica, sociale. Così costruisce, con la loro collaborazione, una narrazione ibrida: a tratti allucinata e surreale, a tratti brutalmente vera. Alcune scene sembrano inventate, ma sono invece reali: su tutte, il battesimo di uno dei protagonisti avvenuto sotto stretta sorveglianza della polizia nordirlandese, e la storia personale di DJ Próvaí, ex professore di gaelico che abbandona la carriera accademica per diventare il motore musicale e ideologico della band. Una trasformazione tanto silenziosa quanto radicale.

Kneecap –  parola che vuol dire rotula si riferisce sia alla punizione a cui i paramilitari dell’IRA sottoponevano i criminali (sparavano alle ginocchia), che a un modo di dire gaelico –  ha debuttato al Sundance Film Festival 2024, diventando il primo film in lingua gaelica selezionato nella storia del festival. Ha vinto il Premio del Pubblico nella sezione NEXT e da allora è stato proiettato nei principali festival internazionali, ricevendo consensi entusiasti dalla critica. In Italia arriva grazie a Europictures e sarà disponibile anche in versione originale (gaelico e inglese) con sottotitoli: una scelta caldamente consigliata per cogliere a pieno la forza autentica del linguaggio e del ritmo dei protagonisti.

Ma Kneecap è molto più di un’opera cinematografica. È un vero e proprio caso politico. Negli ultimi anni, il gruppo è stato censurato dalla radiotelevisione pubblica irlandese RTÉ, escluso da numerosi festival in Irlanda del Nord, attaccato da esponenti unionisti e osteggiato dai media britannici. E la lista delle censure internazionali continua ad allungarsi: dopo le polemiche per i loro gesti di solidarietà verso la Palestina, i Kneecap sono stati banditi da eventi in Austria, Ungheria e Stati Uniti.

In particolare, al Glastonbury Festival 2025, durante il live hanno proiettato sul palco “Free Palestine” e “Fuck Israel”, scatenando un’ondata di critiche. Mo Chara è attualmente sotto processo a Londra per aver sventolato una bandiera di Hezbollah durante un’esibizione. A seguito dell’incidente, l’intero tour americano è stato cancellato per la revoca dei visti da parte delle autorità statunitensi. Il gruppo ha denunciato più volte quello che definisce un vero e proprio boicottaggio politico e culturale, ribadendo che non intende fare marcia indietro.

Michael Fassbender in Kneecap
Michael Fassbender in Kneecap (fonte: Europictures)

Il film viene raccontato con tono ironico e provocatorio, senza mai perdere lucidità. La Belfast che ne emerge è una città ancora segnata dalle ferite del conflitto, in cui la polizia continua a sorvegliare, in cui parlare gaelico è ancora un atto politico, e dove la lotta per l’autodeterminazione culturale non si è mai davvero fermata. E poi ci sono le droghe. Buckfast, acidi, canne: Kneecap non si fa scrupoli a rappresentare anche questo aspetto della scena giovanile nordirlandese. La droga non viene mai glamourizzata, ma è parte integrante del caos, della rabbia, dell’evasione e della creatività che attraversa ogni angolo del film. Non è una narrazione pulita o rassicurante, ed è proprio questa la sua forza.

Kneecap è una commedia volgare e brillante, piena di trovate assurde e momenti lirici. È un ritratto autentico di una generazione che ha fatto della provocazione una forma di sopravvivenza e della musica un’arma politica. È un film che parla di colonialismo, linguaggio, censura, giustizia, amicizia, eredità, droga, rabbia e libertà. E lo fa con una lucidità rara e uno stile che rifiuta qualsiasi compromesso.

In un panorama culturale sempre più addomesticato, Kneecap è una scossa elettrica. Un film che disturba, diverte e lascia il segno. Non è per tutti, ma è esattamente ciò di cui c’è bisogno oggi: una voce fuori dal coro, in gaelico, urlata in faccia al mondo.

Kneecap è al cinema in Italia da oggi, 28 agosto. Guardatelo in lingua originale. E preparatevi a non dimenticarlo.

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