La battaglia di Hacksaw Ridge, film diretto nel 2016 da Mel Gibson, racconta la storia vera di Desmond Morris, interpretato da Andrew Garfield, il primo obiettore di coscienza dell’esercito americano. Morris, cristiano avventista del settimo giorno, era un medico che scelse di prestare servizio durante la Seconda Guerra Mondiale per supportare la spedizione militare. Tuttavia, per far fede al suo credo, era fortemente convinto di non voler uccidere. Una scelta che venne aspramente contestata dai suoi superiori.
I quali, durante il pesante addestramento, tentarono in più modi di far espellere Doss, adducendo motivi psichiatrici, e vessando a più riprese la recluta. Fino a farlo arrestare per insubordinazione. Morris però non solo partecipò alla guerra, ma salvò numerosi commilitoni grazie alla sua specializzazione medica e al suo coraggio indubitabile.
Nato in Virginia nel 1919, si arruolò volontariamente nell’Esercito nell’aprile del 1942, dove lavorò come soccorritore militare, soprattutto sul fronte del Pacifico. Per le sue azioni sull’isola di Okinawa ottenne dal Presidente Truman la Medal of Honor. In particolare, salvò nella scarpata di Maeda, soprannominata poi Hacksaw Ridge, oltre 300 compagni, senza mai usare armi. E nonostante una ferita al braccio.
Desmond Doss (fonte: National Medal of Honor Museum)Fu così eroico da dare la sua barella a un altro soldato. Durante la Guerra lavorò anche a Guam e Leyte e salvò anche dei giapponesi. Ebbe due mogli. La prima, Dorothy, morì a causa di un tumore al seno. La seconda, Frances, scrisse la biografia Conscientious Objector, a cui si ispirò Mel Gibson per il suo film.
Morì nel 2006, a 87 anni, per problemi respiratori legati a una condizione che dalla guerra non lo abbandonò mai. Fu infatti riformato a causa della tubercolosi, che gli causò l’asportazione di un polmone e la perdita dell’udito. Ebbe anche seri problemi psichici legati ai traumi vissuti al fronte.
Doss era talmente convinto del suo modo di vivere da essere anche vegetariano, poiché a suo dire nessuna creatura dovesse essere uccisa. Per questo nel 2017 l’associazione animalista PETA gli ha dedicato un riconoscimento postumo, Hero to Animals Award.