La dolce vita si conclude con Marcello che vede di sfuggita sulla spiaggia del litorale romano Paola, una ragazza conosciuta tempo prima in una trattoria. Impossibilitati a comunicare a causa del rumore delle onde, i due si scambiano un malinconico addio.
Roma, fine anni ’50. L’aspirante romanziere e giornalista Marcello Rubini (Marcello Mastroianni) racconta alcuni episodi di vita mondana della Capitale. Nel primo, il reporter si trova insieme al reporter Paparazzo (Walter Santesso) a bordo di un elicottero, intento a raccontare il trasporto di una statua del Cristo. L’occasione permette ai due di flirtare con una coppia di ragazze a cui chiedono il numero di telefono, senza averlo.
Nel secondo episodio, Marcello e Paparazzo si trovano in un ristorante orientale per occuparsi di un servizio giornalistico su un’importante famiglia reale. Qui Marcello incontra la bella Maddalena (Anouk Aimée) e si offre di accompagnarla in giro per la città. Arrivati in Piazza del Popolo, i due incrociano una prostituta e la invitano a unirsi a loro. Arrivati a casa della donna, invita Marcello e Maddalena a salire. I due consumano quindi un rapporto. Tutto questo mentre Emma (Yvonne Furneax), fidanzata di Marcello, tenta il suicidio per l’ennesimo tradimento dell’uomo.
Nel terzo capitolo, il più celebre, Marcello fa da accompagnatore all’attrice americana Sylvia (Anita Ekberg), appena arrivata a Roma. Durante una serata trascorsa assieme, la donna fa un bagno vestita nella Fontana di Trevi. Marcello è sempre più attratto da lei e la difende dal fidanzato manesco.
Del grande affresco di storie fa parte anche l’amico di Marcello, Enrico Steiner (Alain Cuny), assieme a cui è testimone della presunta apparizione della Vergine Maria a due bambini in un campo. La folla impazzisce e tra le persone giunte sul luogo del miracolo c’è Emma, che chiede la grazia di sposarsi con il fidanzato.
In una vita piena di caos, una sola presenza riesce a calmare Marcello: è quella di Paola (Valeria Ciangottini), una ragazza umbra che sogna di diventare una dattilografa e che invece fa la cameriera. Altri due eventi però caratterizzano ancora la vita di Marcello. Il ritorno del padre (Annibale Ninchi), pronto però a rientrare a casa dopo essersi sentito male. E il suicidio di Enrico Steiner, avvenuto dopo aver ucciso i suoi figli.
All’alba, Marcello e i suoi amici va a curiosare sulla carcassa di un enorme pesce arrivato sulla spiaggia. Qui in lontananza, l’uomo vede nei pressi di un fiumiciattolo nelle vicinanze Paola, con la quale tenta vanamente di comunicare. In uno struggente addio.
Considerato all’unanimità uno dei più grandi capolavori del cinema italiano, nonché opera spartiacque d’inizio anni ’60, La dolce vita ebbe una produzione turbolenta fin dalla sua gestazione. A cominciare dalla rottura del contratto in esclusiva che legava lo stesso regista romagnolo al produttore Dino De Laurentiis, che si rifiutò di produrre il film dopo aver letto la caotica sceneggiatura.
I produttori Angelo Rizzoli e Giuseppe Amato misero a disposizione un budget di 400 milioni di lire. A causa dei continui rallentamenti delle riprese, i costi di produzione aumentarono fino a toccare la somma di 800 milioni di lire. Ciò portò a continui disguidi tra gli stessi Fellini, Rizzoli e Amato.
La dolce vita debuttò nelle sale italiane il 5 febbraio 1960. In appena due settimane di distribuzione, il film rientrò dei costi di produzione, fino a diventare l’opera cinematografica più vista dell’anno. Il titolo diede anche origine a un modo di definire uno stile di vita edonistico e sfrenato. Vincitore della Palma d’Oro alla 13esima edizione del Festival del Cinema di Cannes 1960, la pellicola nel 1999 è stata inserita al sesto posto tra i 100 migliori lungometraggi di sempre dalla celebre rivista Empire.