La vita è meravigliosa, interpretato da James Stewart nel 1946, è un classico senza tempo del cinema, un film che ha toccato il cuore di milioni di spettatori in tutto il mondo. Ma qual è la storia dietro questo capolavoro di Frank Capra? Tutto ha inizio da un racconto breve, The Greatest Gift, scritto nel 1939 da Philip Van Doren Stern. Questa storia, intrisa di magia e riflessioni profonde sulla vita, cattura l’attenzione di Capra, regista già affermato e noto per il suo ottimismo e la sua fede nella natura umana. Attratto dalla potenza emotiva del racconto, dunque, decide di trasformarlo in un film, convinto che potesse portare un messaggio di speranza e conforto al pubblico, soprattutto in un periodo storico segnato dalle incertezze del dopoguerra.
Una delle prime decisioni di Capra, dunque, è quella di ambientare la storia in una piccola cittadina americana, Bedford Falls. Questa scelta non è casuale: il suo scopo, infatti, è creare un microcosmo in cui si riflettono i valori e le difficoltà dell’America degli anni ’40. Bedford Falls diventa così un luogo simbolico, un’allegoria della società americana, con i suoi pregi e i suoi difetti. Oltre questo, comunque, il film diventa un’esperienza emotiva particolarmente forte per il protagonista. Tornato da poco dal fronte, James Stewart si lascia spesso coinvolgere dalla vicenda, mostrando tutta la sua fragilità.
Uno dei suoi timori più grandi, ad esempio, è la scena del bacio al telefono. Questo, infatti, è stato il suo primo ritorno in vesti romantiche sul grande schermo. Sotto l’occhio attento di Capra, però, Stewart ha filmato la scena in una sola ripresa senza prove, e ha funzionato così bene che parte dell’abbraccio è stata tagliata perché troppo passionale per passare la censura.
A questo, poi, si aggiunge anche la scena in cui il personaggio di George prega nel bar. Stewart è così sopraffatto dalle emozioni che inizia a singhiozzare. Frank Capra, dunque, decide di ingrandire l’inquadratura con l’intenzione di catturare quell’espressione sul viso di Stewart. Questo è il motivo per cui l’immagine appare più sgranata rispetto al resto del film. Ma, in realtà, non ha nessuna importanza considerato il potere emotivo della scena.