Lo chiamavano Jeeg Robot, film di Gabriele Mainetti, finisce con Enzo (Claudio Santamaria) che, creduto morto dopo lo scontro con lo Zingaro (Luca Marinelli), e acclamato come un eroe, guarda Roma dalla sommità di un colle, per poi indossare la maschera regalatagli da Alessia (Ilenia Pastorelli) e spiccare un volo in aria; il film si conclude con la sua figura sospesa a mezz’aria, mentre sullo schermo svetta il titolo.
Enzo Ceccotti è un ladruncolo di Roma, che vive di espedienti e piccole operazioni criminali nell’orbita di una banda locale, comandata da Fabio, detto lo Zingaro, giovane capetto di zona perseguitato da manie di grandezza; un giorno Enzo, per sfuggire a una pattuglia della Polizia di Stato, si immerge nel Tevere. Una volta uscito, comincia a sentirsi male e a vomitare sangue; la mattina dopo, però, tutto sembra essere tornato nella norma, ed Enzo si prepara per accompagnare Sergio, luogotenente dello Zingaro, durante un incontro per una grossa partita di droga da smerciare: se l’affare andrà a buon fine, Fabio potrà finalmente farsi una reputazione criminale di tutto rispetto, ed entrare in affari con la camorra. Tutto, però, va male; Sergio viene ucciso, mentre Enzo, dopo essere stato colpito, precipita da una finestra, sfracellandosi al suolo. Dopo pochi secondi dall’impatto, l’uomo si rende conto di essere miracolosamente illeso e di aver acquisito dei poteri particolari che mette subito a frutto svaligiando un bancomat con la sola forza delle braccia. Nel frattempo, lo Zingaro, non avendo più notizie di Sergio, teme di essere stato fregato e, pressato dai camorristi cui deve dei soldi, va da Alessia, la figlia di Sergio, a chiedere informazioni.
La ragazza, affetta da gravi problemi psichici, peggiorati da quando la madre è morta, vive ormai in un mondo tutto suo, dove l’unica ancora di salvezza dal dolore e dalla sofferenza è il cartone animato di Jeeg Robot d’acciaio; proprio come una coperta di Linus, Alessia porta sempre con sé un piccolo lettore DVD attraverso cui rivivere continuamente le avventure del suo eroe, Hiroshi. Infastidita dagli uomini dello Zingaro, Alessia inizia a spaventarsi, ma all’improvviso arriva Enzo che li mette in fuga, salvando la ragazza; incapace di analizzare lucidamente quello che le è successo, Alessia vede in Enzo proprio Hiroshi, l’uomo che si trasforma in un robot d’acciaio; fra i due inizia quindi a svilupparsi una lenta e tenera amicizia; l’uomo di carattere ombroso e scontroso, appassionato di budini in scatola e film porno, mal sopporta il candore di Alessia che si considera ormai la sua principessa e lo vede come un eroe. Enzo, peraltro, non ha il coraggio di rivelare ad Alessia la verità sul padre, e continua ad usare i suoi poteri per compiere rapine o altri piccoli atti criminali, attirando l’attenzione dello Zingaro, che ha un sempre più disperato bisogno di soldi da dare ai camorristi.
Senza più alternative, lo Zingaro chiede in prestito il denaro a Marcellone, un amico, ma i due vengono sorpresi dai camorristi che, stanchi di aspettare il pagamento, feriscono Marcellone per intimidire lo Zingaro; dopo essersi ripreso, Marcellone stermina tutti i camorristi, ma Nunzia Locosimo, pur ferita riesce a fuggire e successivamente si vendica, sterminando a sua volta quasi tutta la banda dello Zingaro. Nel frattempo, Enzo ha comprato ad Alessia un vestito rosa da principessa; la ragazza, grata delle sue attenzioni, gli confessa di essere innamorata di lui; Enzo, frastornato, la penetra con violenza. Sconvolta dalla rudezza del gesto, Alessia lo insulta, e lo bacchetta per aver dimenticato la sua missione da eroe; a quel punto Enzo rivela alla ragazza che il padre è morto, e se ne va. Poco dopo sale a forza su un tram dove si trova anche Alessia e, dopo averle chiesto scusa, la porta fuori in braccio come una sposa; la scena è ripresa dai passanti e diventa virale in poco tempo. Dopo aver portato Alessia a visitare il cadavere di Sergio, Enzo la conduce in un motel, dove finalmente le confessa tutto il dolore che ha provato nel corso della vita, e a causa del quale è diventato così solitario, e incapace di relazionarsi con gli altri. Il mattino dopo, i due vengono sorpresi da Fabio che con l’aiuto di Tazzina, l’ultimo membro della banda rimasto, costringe Enzo a confessare l’origine dei suoi poteri; lo Zingaro, infatti, ha deciso di diventare proprio come lui, per avere la meglio su tutti e riuscire a diventare il criminale più pericoloso e rispettato. Enzo, pur titubante acconsente e porta Fabio al fiume.
Nel frattempo però, Nunzia è arrivata da Napoli con altri uomini per vendicarsi del torto subito; nello scontro a fuoco a seguire, Alessia, che si era precedentemente liberata di Tazzina, viene colpita da un proiettile vagante e muore tra le braccia di Enzo, mentre Fabio, ferito e arso dal fuoco di un lanciafiamme, cade in acqua. Riemerso col volto sfigurato, lo Zingaro si rende conto di aver ottenuto il suo scopo: ora ha gli stessi poteri di Enzo. Arrivato a Scampia, entra nella villa di Nunzia uccidendola, per poi pubblicare online il video dell’aggressione, promettendo altri e ben più pesanti colpi nell’immediato futuro. Enzo, intanto, mentre vaga triste e solo lungo la strada, assiste a un grave incidente stradale, in cui un auto si ribalta e prende fuoco; alcuni agenti di polizia, che si trovavano a passare di lì per caso, estraggono viva la conducente, una donna; all’interno del veicolo, il cui serbatoio è appena esploso, si trova però una bambina, la figlia della donna; resosi conto della situazione, l’uomo scoperchia a mani nude il vetro dell’auto e la mette in salvo. Proprio allora, mentre la folla lo osserva sbigottita, Enzo vede su uno schermo, trasmesso da un telegiornale, il video girato da Fabio e capisce che lo Zingaro sta per mettere una bomba allo Stadio Olimpico durante la partita della Roma.
Giunto sul posto, Enzo trova Fabio, che ha appena piazzato la bomba, e i due se le danno di santa ragione, prima nel parcheggio, poi sugli spalti già gremiti di tifosi. Fabio scaraventa Enzo giù dalla curva; Enzo, arrampicatosi su un alto muro, non può far altro che gettarsi a terra con un lungo volo. Prima di riprendersi completamente dallo schianto, Enzo osserva inerme Fabio uccidere un manipolo di poliziotti che sta cercando di fermarlo; lo Zingaro attiva il timer della bomba, piazzata all’interno di un’ambulanza, e scappa. Enzo si mette alla guida del mezzo, ma viene fermato, poco fuori lo stadio, da un posto di blocco. Spingendo il veicolo a mani nude con la bomba sottobraccio, Enzo riesce a distrarre gli agenti e a fuggire in direzione del lungo Tevere; fattosi largo tra la folla di tifosi, sta per lanciare l’ordigno nel fiume quando Fabio, da dietro, si avventa su di lui, facendo ricadere la bomba al di qua del fiume: lo Zingaro si prepara a detonare l’ordigno, ma con un balzo Enzo gli si getta contro; entrambi finiscono oltre il parapetto e sprofondano nel fiume, dove la bomba esplode, causando un alto sbuffo d’acqua, dal quale emerge, scagliata come un pallone, la testa dello Zingaro. Ora, nella notte di Roma, voci fuori campo di giornalisti e trasmissioni televisive celebrano Enzo Ceccotti come l’eroe, sacrificatosi per la comunità, che nessuno ha voluto, ma di cui tutti avrebbero bisogno: lui, intanto, osserva la città e le sue luci notturne dall’alto di un colle, per poi indossare la maschera di lana di Jeeg Robot che Alessia aveva cucito per lui.