Ace Frehley, chitarrista solista e membro fondatore dei Kiss, è morto giovedì 16 ottobre a Morristown, nel New Jersey, all’età di 74 anni. A dare la tragica notizia è stata la sua famiglia, che ha confermato come la causa del decesso sia stata una recente caduta avvenuta nella sua abitazione, che ha provocato un’emorragia cerebrale fatale. Il musicista era stato tenuto in vita grazie alle macchine, circondato dall’affetto dei suoi cari negli ultimi momenti.
In una nota diffusa pubblicamente, i familiari si sono dichiarati “devastati” dalla perdita, ma anche “grati di aver potuto circondarlo con amore, parole e pensieri di pace” prima che se ne andasse. Frehley lascia la moglie Jeanette, la figlia Monique e due fratelli, oltre a milioni di fan in tutto il mondo che lo ricordano come uno dei chitarristi più influenti della storia del rock.
La morte di Ace Frehley arriva dopo settimane di crescente preoccupazione tra i suoi ammiratori. Già alla fine di settembre aveva dovuto annullare un concerto in California, spiegando sui social di aver subito una “piccola caduta” nel suo studio di registrazione. Il 6 ottobre, però, la situazione era precipitata: Frehley aveva cancellato l’intero resto del tour citando generici “problemi di salute”, senza entrare nei dettagli. Pochi giorni dopo, l’incidente domestico che gli sarebbe stato fatale.
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Paul Daniel Frehley, questo il suo vero nome, era nato nel Bronx, a New York, il 27 aprile 1951. La sua storia con i Kiss iniziò verso la fine del 1972, quando lesse un annuncio di un gruppo emergente che cercava un chitarrista solista. Si presentò all’audizione e conquistò immediatamente Paul Stanley, il leader della band, non solo per la sua innegabile bravura tecnica ma anche per la sua eccentricità: la leggenda vuole che si presentò indossando una scarpa arancione e una rossa, un dettaglio che divenne parte del suo stile incredibile.
Insieme a Paul Stanley alla voce e chitarra ritmica, Gene Simmons al basso e Peter Criss alla batteria, Frehley diede vita a una delle formazioni più iconiche della storia del rock, caratterizzata anche dal make up marcato che ha dato a ognuno di loro un ruolo (ancora oggi sono il trucco più amato ad Halloween). Il suo personaggio scenico era “The Spaceman”, l’uomo dello spazio.
Nel 1978, mentre era ancora con i Kiss, Frehley pubblicò il suo primo album solista omonimo, che conteneva la hit “New York Groove””. Questa canzone divenne la sua firma personale, tanto che ancora oggi viene suonata dopo ogni vittoria dei New York Mets al Citi Field, un tributo permanente al legame indissolubile tra il musicista e la sua città natale.
Ma il successo portò con sé anche gli eccessi. In un’intervista del 2015, Frehley raccontò senza filtri il clima che si respirava negli studi di registrazione: “C’era così tanta cocaina in studio che era folle”. L’abuso di sostanze e le crescenti tensioni con Simmons e Stanley portarono alla sua uscita dai Kiss nel 1982. Fu l’inizio di un periodo complesso, segnato da dipendenze e problemi personali.
Negli anni Ottanta fondò i Frehley’s Comet, proseguendo la sua carriera da solista con alterne fortune. Nel 1996 tornò brevemente nei Kiss per la storica reunion della formazione originale, lasciando nuovamente il gruppo nel 2002. La svolta nella sua vita personale arrivò nel 2006, quando una telefonata della figlia Monique lo spinse a cercare aiuto. “Mi ha detto: ‘Papà, non sento cose buone su di te’. Quella sera sono andato a un incontro degli Alcolisti Anonimi e non ho più bevuto“, raccontò in un’intervista a People. Da quel momento intraprese un percorso di sobrietà che mantenne fino alla fine.
Nel 2014 arrivò il riconoscimento definitivo: l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame insieme agli altri membri originali dei Kiss. Durante la cerimonia, Tom Morello dei Rage Against the Machine lo definì il suo “primo eroe della chitarra”, mentre Gene Simmons, pur dopo anni di rapporti difficili, lo riconobbe come un musicista “imitato ma mai eguagliato”. Un tributo alla sua influenza su generazioni di chitarristi.
Negli ultimi anni Frehley aveva continuato a esibirsi dal vivo e a pubblicare nuova musica. Il suo ultimo album, “10.000 Volts”, era uscito nel 2024, dimostrando che la sua creatività era rimasta intatta. In un’intervista ad Anti Hero Magazine aveva riflettuto sulla sua eredità artistica con orgoglio e umiltà: “Quasi ogni chitarrista che incontro mi dice: ‘Ho preso in mano la chitarra grazie a te’. Questo è il mio lascito”.
Il suo ultimo concerto si era tenuto poche settimane fa a Providence, nel Rhode Island, chiuso come sempre con “Rock and Roll All Nite”, l’inno dei Kiss che ha accompagnato intere generazioni di fan. Nessuno poteva immaginare che sarebbe stata l’ultima volta.