L’uomo bicentenario finisce con l’androide Andrew (Robin Williams) che, dopo essere diventato umano, muore, al compimento del duecentesimo anno di età, mano nella mano insieme a Portia, la donna che amava e che avrebbe voluto sposare. Il film si chiude con un primo piano delle mani intrecciate dei due amanti appena deceduti. , film
Andrew Martin è un NDR 113, un modello di robot domestico molto avanzato. Consegnato alla famiglia Martin, esso mostra sin da subito un inusuale spinta alla creatività, il che lo rende un’anomalia tra i suoi simili, e in breve tempo diventa parte integrante del nucleo familiare, legando soprattutto con la figlia più piccola, Amanda; negli anni, poi, con l’aiuto di Richard, il padre di famiglia, Andrew riuscirà ad ampliare le sue conoscenze nozionistiche, e arriverà ad affinare le sue abilità manuali, garantendosi un’indipendenza economica come costruttore e riparatore di orologi. Incuriosito dalle stimolanti letture fatte, Andrew comincerà a familiarizzare con il concetto di libertà individuale, decidendo quindi di affrancarsi dal padrone, per andare in cerca del proprio scopo nell’esistenza. Dopo aver speso anni nel vano tentativo di rintracciare altri robot avanzati come lui, Andrew si imbatterà in Rupert, un ingegnere caduto in disgrazia, che lo aiuterà a migliorare ancora di più la propria struttura interna, permettendogli di diventare un modello di androide estremamente sofisticato, con un’apparenza esteriore in tutto e per tutto analoga a quella umana.
Anni dopo, alla morte di Amanda, ormai anziana, per infarto, Andrew coglie una volta per tutte la tragicità dell’esistenza, e capisce che, in quanto essere immortale, vedrà morire davanti a sé, prima o poi, tutti coloro cui tiene, e si rammarica di non poter esprimere esteriormente le emozioni molto forti che prova; decide quindi, con l’aiuto di Rupert, e dopo aver studiato tutti i testi di medicina mai pubblicati, di innestare all’interno del proprio cervello positronico, un vero e proprio sistema nervoso centrale, che gli consenta di sperimentare la gamma completa delle percezioni, delle sensazioni e dei sentimenti umani; questo studio permette anche un innalzamento della qualità di vita dell’essere umano; qualsiasi organo malfunzionante, infatti, può essere agevolmente sostituito con un analogo artificiale, in caso di bisogno.
Privo di amici o anche solo di qualcuno con cui parlare, Andrew stringe un rapporto di tenera confidenza con Portia, la pronipote trentenne di Amanda; i due fanno lunghe passeggiate insieme, giocano a scacchi e sembra nascere una vera intesa; Portia, però, è titubante di fronte alla natura di “uomo meccanico” di Andrew, e lo deride. A ogni piccola modifica effettuata da Rupert, Andrew assume di volta in volta sempre più le caratteristiche di un essere umano, sino ad arrivare a provare gelosia, o a essere in grado di percepire le sensazioni proprie di un rapporto sessuale. Sentendosi finalmente completo, Andrew decide di dichiararsi a Portia, che non lo rifiuta, sapendo bene però che una relazione tra un’umana e un androide non sarebbe vista di buon occhio dalla società.
Andrew, quindi, risolutamente, decide di presentare un appello al Congresso Mondiale per farsi dichiarare legalmente umano; la petizione viene però rigettata, in quanto il cervello positronico dona ad Andrew l’immortalità, e la presenza di un uomo immortale genererebbe astio e gelosie tra gli uomini mortali. Senza perdersi d’animo, Andrew decide allora di corrompere volutamente, tramite una trasfusione di sangue, il proprio organismo meccanico per morire nel giro di qualche decennio; l’androide ha deciso di rinunciare alla sua natura per poter sposare Portia, il cui invecchiamento resta inesorabile, seppur rallentato dalle scoperte biomediche di Andrew (oltre agli organi sostituibili, sono disponibili anche dei cosiddetti “elisir di DNA” che rallentano la degenerazione cellulare).
Anni dopo, Andrew, vecchio e stanco, si ripresenta davanti al Congresso Mondiale per rinnovare la richiesta; durante un accorato discorso, egli dichiara apertamente le proprie volontà: “Preferisco morire come uomo, che vivere per tutta l’eternità come macchina”; la presidente del Congresso Mondiale, data la complessità della questione, si prende del tempo in più per decidere; intanto, la salute di Andrew e Portia sta rapidamente declinando: i due, ormai entrambi ultracentenari, sono sdraiati su due letti comunicanti, proprio nel mentre giunge la comunicazione della delibera del Congresso: Andrew è stato dichiarato umano a tutti gli effetti e quindi può finalmente sposare Portia. Ma Andrew non ha fatto in tempo a ricevere la notizia; è spirato solo pochi istanti prima della proclamazione della sentenza. Portia chiede allora all’infermiera di staccare la spina dei macchinari che ancora la tengono in vita, per poter così raggiungere Andrew nella morte. L’infermiera, Galatea, un altro androide con sembianze umane, esegue l’ordine ricevuto, e prima di uscire dalla stanza, ripete la frase propria con cui ogni robot risponde ad un comando: “Uno è lieto di poter servire” (One is glad to be of service” in originale).
Il film, diretto da Chris Columbus, con Robin Williams nel ruolo di Andrew, Sam Neill nel ruolo di Richard, e Embeth Davidtz nel ruolo di Portia, è tratto dall’omonimo racconto di Isaac Asimov del 1976, poi espanso in un romanzo del 1992, Robot NDR-113, scritto a quattro mani da Asimov e Robert Silverberg.