Mare Fuori è la serie di Rai 2 di cui ognuno parla. Il progetto di Rai Fiction è ambientato nell’immaginario Istituto di Pena Minorile di Napoli, ispirato a Nisida. Chi non l’ha visto spesso chiede se Mare Fuori sia violento, la risposta è sì, e non potrebbe essere altrimenti, considerato lo scenario. Ma la serie racconta anche la voglia di riscatto di molti giovani detenuti.
La serie è strutturata attraverso flashback che mostrano la vita dei ragazzi prima di finire in carcere, spiegando i motivi e le cause che li hanno condotti nell’Istituto di Pena Minorile. Trattandosi di reati, più o meno gravi, le scene ci mostrano numerosi momenti di violenza. Molti di questi ragazzi, vengono da famiglie che hanno insegnato loro che per sopravvivere in strada bisogna schiacciare il proprio nemico.
Ma Mare Fuori non è Gomorra o La paranza dei bambini. Mare Fuori ha conquistato i ragazzi non perché sia violento. I giovani spiegano che amano la serie perché racconta che anche dietro le sbarre ci possono essere storie di amicizia, di amore e voglia di riscatto. Per questo tutti gli spettatori stanno dalla parte dei giovani carcerati senza se e senza ma. Alla fine il pubblico, soprattutto quello adulto, finisce per immedesimarsi con la guardia carceraria Massimo Esposito e la direttrice Paola Vinci, interpretati da Carmine Recano e Carolina Crescentini, che fanno di tutto per sostenere i ragazzi, soprassedendo anche a qualche regola.
Mare Fuori è sicuramente una serie violenta, sconsigliabile ad un pubblico sotto i sedici anni. Ma il progetto di Rai 2 va oltre, racconta anche la possibilità per ognuno di noi di cogliere la seconda possibilità che qualche volta ti viene data dalla vita. Tendere la mano a chi sta cercando di farti risollevare dal momento più buio, e questo vale a qualsiasi età.