Il film May December si conclude con un confronto finale tra Elizabeth (Natalie Portman) e Gracie (Julianne Moore) poco dopo l’assegnazione dei diplomi dei due figli di Gracie e Joe. L’attrice saluta Gracie e le dice che è in procinto di partire, ma evita di guardarla negli occhi. L’ex insegnante a sua volta, le sorride e le dice che è felice della sua partenza imminente e che ha capito benissimo cosa è successo tra lei e Joe. Gracie inoltre spiega a Liz che non deve certo credere alle “sciocchezze” che le ha detto Georgie, l’ex compagno di classe di suo marito, in merito agli abusi subiti dai suoi fratelli maggiori. “Le persone insicure possono essere molto pericolose” – chiosa minacciosamente Gracie – “E io sono sicura. Spero che tu riesca a evidenziare questo aspetto”.
Da sottolineare che in questa scena le due sono vestite in modo quasi simile, come se Elizabeth avesse assorbito tutte le complessità caratteriali della donna che anni prima fu accusata di abuso su minore, per aver sedotto un suo allievo delle medie, appena tredicenne. Gracie ostenta sicurezza, come se la battuta di caccia di poche ore prima le avesse dato una rinnovata fiducia in se stessa e nella propria capacità di mantenere il controllo sulle situazioni e sulle persone. In realtà Elizabeth ha già gettato un seme in Joe, quello di una grossa crisi personale che lo ha già costretto a mettersi in discussione e a mettere in discussione anche il suo rapporto squilibrato con la moglie.
Dopo una dissolvenza in nero, nel finale di May December ritroviamo Elizabeth sul set, mentre interpreta Gracie da giovane, e tenta di sedurre un Joe adolescente (ma forse leggermente più grande di quanto fosse il vero Joe all’epoca dei fatti). Dopo quattro riprese l’interpretazione di Gracie viene fuori in tutto il suo realismo.
Facciamo un piccolo passo indietro: il film di Todd Haynes racconta la storia di Elizabeth Berry, che arriva a Savannah, in Georgia, per conoscere Gracie Atherton-Yoo e suo marito Joe Yoo, che negli anni ’90 furono al centro della vicenda di cronaca di cui vi abbiamo parlato in apertura. Elizabeth si prepara ad interpretare Gracie in un film e durante il soggiorno sarà più volte ospite della donna e di suo marito, per carpire quanto più possibile di lei. Sin dagli inizi Gracie non è felice di questa intrusione nelle loro vite, ma fa buon viso a cattivo gioco. A Elizabeth, quelli che inizialmente sembrano una coppia come tante, con un partner molto più grande dell’altro, inizierà a mostrare tutti i suoi squilibri Non solo, ma è come se Gracie fosse l’origine di tutti gli squilibri che alla fine coinvolgono tutti coloro che le gravitano attorno, dai figli agli amici di famiglia.
Nel corso dei giorni, Gracie si rivela a Elizabeth (e allo spettatore) come una manipolatrice, completamente scollegata dalla realtà, alla quale basta che qualcuno disdica un ordine delle sue torte, per andare completamente in crisi. Si può solo immaginare quello che succederà quando Joe, a quasi quarant’anni, si rende conto non aver avuto modo di decidere nulla del suo futuro, perché lo ha affidato ad una persona instabile. E oggi si trrova a cercare di tenere in piedi una situaziazione familiare che rischia di collassare ogni momento.
L’attrazione che si instaura lentamente tra Joe e Elizabeth però, comprometterà questo equilibrio precario. Mentre Elizabeth lentamente riesce modulare la sua interpretazione di Gracie, fino alla trasformazione finale (la scena in cui legge la vecchia lettera che le ha dato Joe), la vera Gracie inizia a perdere pezzi di sé stessa e della “favola” che ha costruito attorno a sé.
May December pur essendo una vicenda di finzione, prende spunto dalla storia vera di Mary Kay Letorneau, che nel 1997 concupì un suo giovanissimo studente, Vili Fualaau, di origini samoane (nel film Joe è americano di origini coreane). Finì in carcere due volte, la prima dopo essersi dichiarata colpevole di stupro di secondo grado, la seconda per aver incontrato Fualaau dopo l’uscita dal carcere (il giudice aveva imposto che la donna non avrebbe dovuto più avvicinarsi al ragazzo a vita). Quando uscì dal carcere dopo la seconda detenzione, Fualaau, ormai maggiorenne, chiese e ottenne la cancellazione del divieto di avvicinamento. Si sposarono nel 2005 per poi divorziare nel 2019. Fualaau, pur non considerandosi una vittima, si rese conto che la loro relazione era squilibrata. La coppia ebbe due figli, uno nato durante il primo processo a Mary Kay, l’altro nato durante la seconda detenzione. Il film di Todd Haynes immagina che un’attrice si metta in contatto con la donna accusata di abuso di minore, per costruirne, un tassello alla volta, un ritratto psicologico.