Operazione San Gennaro, film diretto da Dino Risi nel 1966, finisce con Dudù, interpretato da Nino Manfredi, abbracciato dalla folla in festa per la processione di San Gennaro che lo saluta come l’eroico salvatore del tesoro del santo, riconsegnato giusto in tempo alla città.
In realtà, però, tutti loro non sanno che l’intenzione di questo piccolo ladro dal fare guascone era ben altra. Dudù. infatti, dopo essere riuscito a sottrate il tesoro all’americana Meggie vorrebbe tenere per se il frutto di uno dei colpi più sofisticati della sua carriera, andando a versare il tutto in Svizzera.
A mandare in fumo le sue intenzioni è mamma Assunta, che proprio non accetta di vederlo fare un torto così grande a San Gennaro. Per questo motivo, dopo averlo osservato complottare con i tre americani da cui nasce originariamente il piano, manda in suo “aiuto” niente meno che l’arcivescovo di Napoli. Dudù aveva progettato di essere prelevato da un finto arcivescovo direttamente all’aeroporto, dopo aver fermato Meggie. A sua insaputa, però, si trova a confronto con il vero prelato che fa leva sulla sua anima napoletana e sul naturale attaccamento a San Gennaro.
D’altronde Dudù non ha proprio la stoffa del ladro e tanto meno del criminale. Con la sua banda scalcinata e la fedele fidanzata Concettina sembra destinato ad una vita in cui i grandi colpi possono solo essere sognati, nonostante il fare “malandrino”.
Accanto a Manfredi, per l’occasione, anche Totò che veste i panni di don Vincenzo o’ fenomeno. Si tratta di un piccolo criminale rinchiuso a Poggioreale cui si rivolgono i tre americani al loro arrivo a Napoli per avere un complice sul territorio. Ed è proprio lui ad indicare Dudù come la persona migliore. E, in effetti, il colpo riesce nonostante un numero infinito di contrattempi che donano alla vicenda un effetto comico assicurato.